2 minuti per la lettura
di FABIO AMENDOLARA
HA condannato all’ergastolo Linda West, una donna che ha ucciso a colpi di fucile suo marito perché ballava ubriaco. La sentenza divise l’opinione pubblica inglese e anche la giuria che al primo processo non raggiunse il verdetto. Poi, invece, ha sorpreso tutti con la condanna del giovane Robin Shaun Randall a 18 mesi di carcere nonostante avesse brutalmente ammazzato a pugni un amico durante una lite. Quella sentenza fece arrabbiare anche la polizia. Il giudice Guy Boney ora ha una nuova gatta da pelare: deve decidere se gli elementi che ha raccolto la squadra investigativa della Dorset police sul conto di Danilo Restivo per l’omicidio della sarta Heather Barnett sono sufficienti a lasciarlo in carcere.
Danilo si è rivolto a uno degli studi legali più agguerriti del Dorset: lo studio associato “Jacobs & Reeves”, dove «paghi solo se vinci». E’ questo lo slogan che accoglie i clienti.
L’avvocato Tracey Watson ha ricevuto l’incarico il giorno dell’arresto di Danilo e, da allora, sta studiando il caso.
Ieri mattina ha accompagnato il suo assistito in tribunale, ma l’udienza è stata rinviata a giovedì. Il «solictor», così in Inghilterra vengono chiamati i penalisti, Watson chiederà che il giudice fissi una cauzione. Il giorno dopo si svolgerà invece l’udienza per stabilire le fasi del processo e l’acquisizione, da parte del Tribunale, delle fonti di prova a carico di Danilo: un registro scolastico contraffatto, un mazzo di chiavi sparito dall’abitazione della vittima dopo una sua visita, una ciocca di capelli. Un testimone. Uno solo. Che non ha visto. Ma che ha dichiarato alla polizia ciò che ha intuito. Poco altro. Quanto basta per un’incriminazione.
Il procuratore inglese Alastair Nisbet le chiama «prove». Dopo aver studiato con attenzione ha deciso che quelli raccolti dalla squadra investigativa della Dorset Police sono «elementi sufficienti per accusare Danilio dell’omicidio di Heather Barnett». Era la dirimpettaia di Danilo a Bournemouth, la cittadina a sud di Londra in cui si è trasferito otto anni fa. E’ stata uccisa il 12 novembre del 2002. A martellate.
Aveva i seni recisi. E nelle mani una ciocca di capelli tagliata a un’altra donna.
Danilo aveva un alibi per quel giorno. E l’aveva riferito alla polizia. «Ero alla Nacro», disse. E’ una scuola per ex detenuti. Il registro, però, risulta contraffatto. Qualcuno ha modificato l’orario d’ingresso. E poi ci sono le dichiarazioni dell’ex compagno di Heather Barnett, un libraio di Londra. E’ lui il supertestimone. Ha detto alla polizia che Danilo e la moglie furono i primi a correre dai figli di Heather che, dopo aver visto il cadavere della madre, uscirono di casa urlando. Il libraio si chiede: «Se erano in due, perché si fermarono entrambi con i bambini e nessuno pensò di entrare in casa a controllare cosa fosse accaduto?».
E’ probabile che questa sia una delle domande che i giudici rivolgeranno a Danilo.
f.amendolara@luedi.it
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA