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di PAOLO OROFINO
Una megatangente sarebbe stata pagata per l’esecuzione di un parco eolico a Isola Capo Rizzuto. Notizie di una certa rilevanza, trapelate in questi giorni, sembrano confermare ciò che il Quotidiano aveva anticipato qualche tempo fa. Per gli inquirenti la presunta tangente ammonta a due milioni e quattrocento mila euro. I particolari di questa storia sono contenuti in un’informativa relativa all’indagine sui parchi eolici in Calabria, avviata dalla procura della Repubblica di Paola. Un’inchiesta che ha avuto una vita travagliata e che, dopo vari passaggi, è transitata alla procura di Catanzaro. I fatti focalizzati dalla magistratura risalgono al 2006. Le ipotesi investigative sono corroborate anche da alcune dichiarazioni di un teste chiave. Il meccanismo, secondo il supertestimone dell’indagine, era questo: “I primi duecento (mila euro, ndc) gli sono stati versati subito – riferisce il testimone a verbale – a tranche, tra una società che si chiamava (omissis). Mentre per non fare accorgere che era una tangente, hanno spalmato a cinquemila euro a megawatt sugli impianti che noi avevamo ceduto alla (omissis)”. Il testimone, interrogato anche su altre vicende viene definito nell’informativa come attendibile. “E’ stata riscontrata – si legge fra l’altro nelle carte – la traccia seguita dal denaro indicata dallo stesso testimone”. A supporto di tale affermazione si cita “la consulenza tecnica eseguita dai funzionari dell’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia”. “La tangente di Isola Capo Rizzuto – proseguono gli investigatori della procura – ha dispiegato, pienamente, il suo obiettivo: quello di ottenere che gli indirizzi per l’inserimento degli impianti eolici sul territorio regionale fossero tali da garantire la costruzione e l’esercizio dei parchi di interesse delle multinazionali amiche e conseguentemente, l’ottenimento dell’autorizzazione unica, nello specifico, riguardante il parco eolico denominato (omissis). Dagli stessi accertamenti bancari – si evidenzia nell’informativa – emerge inequivocabilmente la funzione di “cassaforte” e “lavatrice” per i soldi destinati ai politici, svolta dalla Saigese s.r.l., poi Sogefil s.r.l., degli indagati Giancarlo D’Agni e Mario Lo Po”. Proprio D’Agni è ritenuto dalla procura uno stretto collaboratore di Nicola Adamo, all’epoca dei fatti oggetto di indagine assessore regionale alle Attività produttive. Adamo assieme a D’Agni è da tempo iscritto nel registro degli indagati. “Tutto quadra – si afferma nell’informativa – i soldi entrano in (omissis), si “lavano” in Saigese prima, e Sogefil Riscossioni s.p.a. (con capitale sociale dichiarato, approssimativamente, pari alla tangente in questione) dopo, per uscirne “puliti”, in contante, in favore dei noti referenti politici indagati in questo procedimento penale”.
L’INTERVENTO DI ADAMO
“L’intervento di Nicola Adamo ed il conseguimento dell’autorizzazione unica per il parco eolico di Isola Capo Rizzuto”. Così recita il di titolo di un capitolo della lunga informativa. Per la realizzazione del parco eolico di Isola Capo Rizzuto, secondo quanto dichiarato dal supertestimone “si rendeva necessario apportare una modifica al progetto a seguito della quale occorreva rifare la valutazione d’impatto ambientale”. “Per tale ragione – sostiene il superteste – interveniva Giancarlo D’Agni che tramite l’onorevole Nicola Adamo, faceva ottenere alla (omissis) direttamente l’autorizzazione unica”. Ancora una volta le dichiarazioni del testimone, secondo gli inquirenti, sarebbero state avvalorate da riscontri oggettivi. “Quanto appena esaminato in ordine alle dichiarazioni rilasciate da (omissis) riguardanti la questione della tangente di Isola Capo Rizzuto – riporta l’informativa – oltre a trovare conferma, come già evidenziato, nei richiamati verbali della Conferenza di servizi dai quali emerge l’iniziale contrapposizione dei tecnici rappresentanti la Provincia di Crotone, nonché da parte del rappresentante dell’Asl della stessa provincia pitagorica, trova riscontro oggettivo anche dalla consultazione della documentazione acquisita presso la Regione Calabria”. D’Agni, sempre avvalendosi dei suoi rapporti con Nicola Adamo si sarebbe attivato pure per le concessioni di altri parchi eolici calabresi. “L’indagato Giancarlo D’Agni – afferma la polizia giudiziaria – è, senza ombra di dubbio, l’uomo di fiducia dell’indagato Nicola Adamo. In particolare è colui il quale ha il compito di curare le situazioni più delicate che coinvolgono direttamente l’allora vice presidente della Giunta calabrese come il suo coinvolgimento nell’indagine oggetto di questa informativa che proprio in quei giorni conquistava la ribalta di mass-media locali e nazionali”.
LE CIMICI E I SOSPETTI
“Tieni accesa la radio, anche quando parli al telefono”. L’autorità giudiziaria ritiene rilevante questa frase intercettata da “cimici” piazzate nell’auto utilizzata da D’Agni, poiché ritenuta “sintomatica della circostanza che gli indagati nutrono il forte sospetto di essere intercettati e, soprattutto, del fatto che il contenuto delle loro conversazioni, eventualmente captato, verte, evidentemente, su situazioni di profilo penale che li vede coinvolti”.
D’AGNI: …ti vuole parlare Nicola …capito?
UOMO: Eh?
D’AGNI: …parlare Nicola
UOMO: eh va be! Questo lo avevo capito! …novità?
D’AGNI: …ti vuole parlare di Pino
UOMO: di Pino? Mio cognato? Perchè?
D’AGNI: non lo so, no? Cioè, non ho capito bene
UOMO: mi hai detto una cazzo di cosa! Che. Io lo devo vedere da un mese. Più di un mese! Un mese e mezzo …ed è uscito su quale giornale?
D’AGNI: Corriere della Sera
UOMO: Dove?
D’AGNI: Corriere della Sera
UOMO: e, per questo dico io …e che dice?
D’AGNI: Non lo so, non lo so
UOMO: non è che questo perde la cazzo della testa?
D’AGNI : (incomprensibile)
UOMO: eh, questo di stavo dicendo: Tieni la radio accesa, pure quando parli per telefono … se no, pure a distanza ti mettono il coso la … se tu ti ci metti la cosa… …sempre con la radio accesa…
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