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Undici arresti eseguiti dai Carabinieri del Ros, tra cui 9 persone fermate il 22 aprile scorso, considerate esponenti dei clan della ‘ndrangheta guidati dalle famiglie Pelle, Morabito, Ficara e Latella. In manette anche due imprenditori ritenuti fiancheggiatori del clan Pelle e resposnabili di intestazione fittizia di beni per la loro partecipazione alle società riconducibili al clan di San Luca (Rc).
Si tratta di Giuseppe Francone, 67 anni, di Palizzi (Rc) e Sebastiano Carbone, 22, di Locri (Rc). Entranmbi risultano essere soci della Freedom Cafe srl riconducibile ad Antonio Pelle, di 24 anni, sottoposta a sequestro, specializzata nella gestione di stazioni di servizio, ricevitorie, ristoranti e vendita di generi di monopolio.
Sequestrata anche la società Azzurra Costruzioni, riconducibile ad Antonio Pelle di 23 anni. Quest’ultimo, di recente, ha subito il danneggiamentio di autocarri e 5 betoniere in località S. Venere di San Luca. Il valore dei beni sequestrati ammonta a circa 5 milioni di euro. I due imprenditori sono accusati di intestazione fittizia di beni per la loro partecipazione attiva nelle società riconducibili ad affiliati alla cosca Pelle di San Luca.
È proprio dall’operazione del 22 aprile scorso, denominata Reale, che sono emersi gli elementi che stamani hanno portato all’arresto dei due imprenditori. L’operazione contro le cosche Pelle, Morabito, Ficara e Latella, ha fatto emergere i collegamenti tra le cosche della Locride e i gruppi dominanti a Reggio Calabria, con la spartizione degli affari e la condivisione delle decisioni sugli organigrammi delle strutture di vertice.
Dall’inchiesta è emersa l’esistenza di un organo superiore rispetto alla struttura territoriale dei «locali» denominato «provincia» ed incaricato di dirimere eventuali controversie. I Pelle, insieme agli alleati storici, i Vottari, sono coinvolti, tra l’altro, nella faida di San Luca contro i Nirta-Strangio culminata con la strage di Duisburg, in Germania, in cui, il giorno di Ferragosto del 2007, furono uccise sei persone.Le Intercettazioni

Importanti e utili le intercettazioni dei militari che mettono in evidenza come il capo di una delle cosche più potenti della ‘ndrangheta, il clan Pelle di San Luca, riesca a muoversi per riciclare i patrimoni sporchi e anche come aggirare i controlli. I carabinieri avevano scoperto che alcuni capifamiglia s’incontravano nella casa di Giuseppe Pelle (detto “gambazza”), dopo la morte del padre Antonio. In quella casa di Bovalino, padrini e picciotti s’incontravano certi che si trattasse di un luogo sicuro. Non sapevano che il Ros aveva piazzato una microspia e che li ha ascoltati per settimane.

1568920099ff]Ascolta le intercettazioni dei Carabinieri >>L’organizzazione delle cosche: “Locali” e “Province”
Un assetto unitario, strutture territoriali denominate «Locali» e organi sovraordinati, denominati «province», preposti alla soluzione delle controversie tra i clan. È uno degli aspetti emersi dall’operazione «Reale» del Ros dei Carabinieri, dalla quale sarebbe emersa la posizione di preminenza riconosciuta agli uomini della famiglia Pelle in relazione al rispetto delle “regole” della ‘ndrangheta con riguardo alle gerarchie tra gli affiliati ed alle problematiche ordinative delle singole cosche.
“Reale 2” – Altri sequestri
Un distributore di carburante Esso situato in contrada Giudeo di Ardore figura tra i beni sequestrati nel corso dell’operazione «Reale 2». Oltre al distributore, sono stati sequestrati anche il bar annesso e il terreno sul quale sorge la struttura, oltre all’intero patrimonio della Freedom cafè di Antonio Pelle e Sebastiano Carbone e quello dell’impresa individuale «Azzurra costruzioni geom. Pelle Antonio».

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