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Il gup del Tribunale di Vibo Valentia Lucia Monaco, accogliendo la richiesta del pm Fabrizio Garofalo, ha rinviato a giudizio i presunti responsabili delle violazioni urbanistiche relative alle costruzioni realizzate fra Bivona e Vibo Marina, sottoposte a sequestro nel corso dell’operazione Golden House della Guardia di Finanza. Si tratta degli imprenditori Francesco Mirabello, di 34 anni; Antonio La Gamba di 83, Pietro Naso di 57; del progettista Gioele Pelaggi di 44, e dell’architetto Giacomo Consoli di 57, dirigente comunale Lavori pubblici. Ammesso al rito abbreviato, invece, l’imprenditore Giuseppe Coloca, 70 anni. Dovranno rispondere, a vario titolo, di abuso d’ufficio e violazione della normativa ambientale, nonchè della violazione delle ordinanze emesse dopo la disastrosa alluvione del 3 luglio 2006. Secondo quanto emerso dalle indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Vibo diretta dal procuratore capo Mario Spagnuolo, sarebbero state rilasciate autorizzazioni a costruire numerosi complessi edilizi su un’area ritenuta a grave rischio idrogeologico. Il tutto, nonostante le licenze fossero state rilasciate in data anteriore alle ordinanze emesse per l’alluvione. Per la Procura, il permesso a costruire sarebbe stato rilasciato nella violazione delle norme e delle ordinanze, senza infatti tenere conto della situazione geologica di depressione del terreno su cui dovevano essere costruiti i nuovi appartamenti, in assenza di lavori di bonifica volti alla rimozione delle criticità esistenti, aggravate dall’alluvione del 3 luglio 2006. Le parti offese sono state individuate nel sindaco di Vibo pro tempore e in Legambiente.

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