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di SALVATORE BARRESI*
Iniziare una nuova stagione di sviluppo sostenibile in Calabria è possibile solo se diamo fiducia alla nostra comunità e se la nostra società si impegna unita verso questo obiettivo con una nuova classe dirigente. Una nuova stagione che servirà ai cittadini, alle imprese e ai lavoratori calabresi. Una stagione di proposte. Prima fra tutte, la Regione Calabria, le cinque Province e i Comuni capoluogo dovranno sforzarsi a riannodare il filo che lega economia e società, vita delle imprese e vita dei cittadini. Questo sarà possibile solo se sarà messo in campo, da destra a sinistra, un impegno disinteressato da personalismi per rendere più forte e visibile il legame tra la crescita della ricchezza e la sua diffusione e ridistribuzione nella deteriorata società calabrese. Il legame tra economia e società, vita delle imprese e vita dei cittadini è possibile se si corregge la percezione che le crisi siano di tutti ma i profitti solo di pochi. È ritornata l’ora di mettere il lavoro ed i lavoratori al centro delle politiche per lo sviluppo locale e regionale. È l’impegno di questa nuova era di politica calabrese potrebbe essere quello di una economia territoriale con evidenza verso la tutela dell’ambiente naturale e della salute di tutti. Si potrebbe ipotizzare un modello di sviluppo economico politicamente preciso, finalizzato ad una crescita economica con equa diffusione sociale della ricchezza rinunciando alla massimizzazione della ricchezza individuale. In ogni progetto imprenditoriale, in ogni nuova iniziativa deve essere chiaramente visibile l’obiettivo di creare nuove opportunità di lavoro stabile e di qualità adatte, per consentire ai cittadini, specie a quelli più giovani, la libertà di decidere di lavorare nella propria provincia e città. Il secondo punto è quello di adottare come unici metodi di governo il coinvolgimento e la condivisione di tutti gli attori regionali, provinciali e comunali, mantenendo chiare le responsabilità e gli impegni istituzionali e sociali. Il metodo, come tutti sappiamo, condiziona il merito, dal punto di vista dell’efficacia, dell’efficienza, dell’etica delle scelte pubbliche, e peraltro, gli obiettivi non fanno, da soli, una politica: è necessario dotarsi di un metodo di governo dell’economia. Per favorire la realizzazione di progetti e di nuove iniziative, sia sul fronte pubblico che privato, il metodo democratico da adottare è quello della condivisione e le istituzioni democratiche devono assumere il ruolo di centro di indirizzo e programmazione. Un terzo importante punto: potenziare gli strumenti della programmazione. Siamo consapevoli che la Calabria ha una frammentazione geo-economica; la frammentazione del sistema degli enti locali, per esempio, indebolisce il sistema politico-economico regionale. Lo sviluppo della Calabria ha bisogno di un centro politico di riferimento forte e autorevole, che svolga una funzione di cerniera, di coordinamento, di elaborazione nell’interesse delle cinque Province. Un comitato di pilotaggio all’interno dell’assessorato regionale al Bilancio e alla Programmazione potrebbe essere uno strumento importante di concertazione istituzionale, per rafforzare, o talvolta addirittura creare, un vero clima di fiducia e collaborazione tra i diversi livelli di governo-regionale, provinciale, sovra comunale, comunale-del territorio. Chiaramente, penso a questo strumento con una competenza totale che dovrebbe includere i temi della ricerca e della formazione, della programmazione urbanistica, della gestione delle reti dei servizi. Sono sempre stato convinto che la qualità delle scelte pubbliche dipende inoltre dalla qualità della conoscenza e della comprensione dei fenomeni economici locali. Quarto punto: programmare una strategia di sviluppo complessiva. Se in Calabria tutte le sue componenti lavorano in sincronia, sicuramente l’economia cresce tenendo presente che, nelle cinque Province, ci sono modelli di sviluppo diversi non in antitesi tra di loro che possono incontrarsi e creare un sistema ordinato, secondo le proprie vocazioni specifiche, con la ricerca di un mix equilibrato tra le diverse filiere produttive ponendo degli obiettivi strategici di politica economica locale: la reindustrializzazione, il potenziamento della filiera agro-alimentare, l’arricchimento dell’offerta turistica e lo sviluppo specializzato della portualità. Il primo obiettivo è la reindustrializzazione. La realtà industriale, oggi, ha un peso insufficiente nell’economia calabrese e si ripropone con forza la questione del rapporto tra proprietà e territorio: dobbiamo basare il nostro sviluppo sulle nostre gambe, favorendo l’acquisto dell’azienda da parte di imprenditori locali che nutrano un interesse duraturo e non di breve periodo. Le debolezze strutturali dell’industria calabrese possono essere affrontate e risolte con la politica di fidelizzazione delle imprese al territorio, continuando ad aiutare le piccole e medie imprese locali ad alto potenziale a crescere, a modernizzarsi ed espandere i propri mercati. Bisogna aiutarle a specializzarsi e a coalizzarsi secondo impostazioni del tipo “reti di imprese”. Ora più che mai è importante recuperare le aree industriali quelle dismesse, in particolare, e quelle da bonificare, tutto per favorire l’ampliamento delle imprese esistenti e la creazione di poli della piccola industria locale. Secondo obiettivo strategico è il potenziamento della filiera agro-alimentare. L’agricoltura presenta punte di eccellenza di notevole interesse per il mercato sostenendo le attività sul piano della programmazione territoriale, sul piano della gestione delle risorse idriche e su quello della formazione professionale, favorendo lo sviluppo multifunzionale delle piccole imprese agricole, anche a vantaggio della cura delle strade e del verde dell’entroterra. L’arricchimento dell’offerta turistica è il terzo obiettivo strategico utile a riequilibrare il rapporto tra turismo alberghiero e turismo della seconda casa a favore del primo, perché certamente crea maggiore valore aggiunto. Riqualificare l’offerta di appartamenti in affitto, per combattere il mercato sommerso, per inserire a pieno titolo questo turismo nel sistema di offerta locale. E’ necessario, inoltre, sviluppare, organizzare, promuovere alcuni segmenti dalle grandi potenzialità di attrazione – lo sport, il turismo sanitario e del benessere, la cultura. L’ultimo obiettivo strategico è lo sviluppo specializzato della portualità con il potenziamento dei collegamenti ferroviari, finalizzato ad assorbire quote significative di traffico merci. Trasversalmente l’innovazione e la creatività sono gli ingredienti indispensabili per creare lavoro qualificato e dar fiato allo sviluppo economico. L’industria culturale è una “filiera” economica con grandi potenzialità per uno sviluppo organico e rispettoso dell’ambiente e delle tradizioni. Il potenziamento dell’attività universitaria e formativa va quindi visto come un’opportunità insieme culturale, sociale ed economica meritevole di investimenti sia pubblici che privati, nel rispetto del prioritario principio della salvaguardia e valorizzazione della scuola pubblica. Infine, bisogna evidenziare che la comunità calabrese, le componenti ambientali, sociali ed economiche costituiscono un sistema di parti sempre più funzionalmente interconnesse e interdipendenti, nel quale va necessariamente cercato l’equilibrio tra l’uomo e la natura. Bisogna valorizzare le migliori componenti ambientali come il parchi e le aree protette. Per trovare tale equilibrio, è consapevolezza sempre più diffusa che società a sviluppo maturo come la nostra debbano avere come orientamento lo sviluppo sostenibile: “quello che soddisfa i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri”. Con questi presupposti ci sarà la possibilità di creare nuovo lavoro e dare dignità ai tanti giovani che stanno abbandonando la terra di Calabria.
*sociologo economista
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