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dall’inviato FABIO AMENDOLARA
POLICORO – Quella notte entrarono almeno dieci persone in quel bagno. E almeno quattro modificarono la scena del crimine di quello che la procura di Matera chiama «incidente» e che per le famiglie invece è «omicidio». Duplice omicidio. Perché la morte di Luca Orioli e Marirosa Andreotta la notte del 23 marzo del 1988 è ancora un mistero. Il mistero dei fidanzatini di Policoro. Ma è dalla scena del crimine che bisogna ripartire. Dal momento del rinvenimento dei corpi. Cosa è accaduto quella sera tra la mezzanotte e l’una? Tra l’arrivo a casa della mamma di Marirosa e l’intervento della pattuglia dei carabinieri? Quattro persone hanno interagito con i corpi dei due ragazzi, modificando la loro posizione. Perché? La criminologa Roberta Bruzzone, consulente della famiglia Orioli, ritiene che sia stato inscenato uno «scandalo sessuale» per distogliere l’attenzione dal duplice omicidio. Ma nel 1988 avrebbe fatto scandalo far sapere che due ragazzi facevano l’amore in un bagno? E poi: i due ragazzi erano davvero lì per fare l’amore? La vasca da bagno era molto piccola. E anche il bagno era angusto. Un particolare, questo, non sottovalutato dagli esperti dell’Unità di analisi crimini violenti della polizia di Stato: «L’osservazione della stanza da bagno, di piccole dimensioni, non ha permesso di rilevare segni di colluttazione. Infatti non c’è traccia di alcuna reazione istintiva e violenta delle vittime contro un aggressore». L’ipotesi più plausibile è che i due ragazzi non siano morti in bagno. La vera scena del crimine, a questo punto, potrebbe non essere ancora stata individuata. Ci sono alcuni particolari che portano in questa direzione: la lesione ai genitali di Luca, la posizione in cui viene trovato, la presenza di macchie rosse sui corpi di entrambi, la presenza di fungo schiumoso sulla bocca di Luca e Marirosa, la presenza di sangue nella vasca. E, particolare tralasciato dall’Unità di analisi crimini violenti, la frattura dell’osso ioide di Luca. Per ognuno di questi particolari, però, ci sono versioni contrastanti. I TESTICOLI La mamma di Marirosa dichiara nel 1995: «Quella sera notai che i genitali di Luca, al momento completamente scoperti, si presentavano di dimensioni fuori dal normale, come se fossero gonfi». Poi, nel 1997, ribadisce: «Non posso dire se Luca avesse tumefazioni ai genitali. Ricordo tuttavia di aver notato che le dimensioni degli stessi mi sembrarono fuori dalla norma». Laura Paltrinieri, una testimone, invece dichiara: «I genitali erano già coperti, quindi non ho avuto modo di vedere niente». Giuseppe Loconte: «Non scoprii i genitali, quindi non posso dire se fossero gonfi o tumefatti». Rosa Salinardi: «Nello specifico non so dirvi, per non averlo visto, se i testicoli del ragazzo erano gonfi o presentavano tumefazioni». LA POSIZIONE Nelle immagini del sopralluogo il corpo di Luca è in posizione leggermente obliqua rispetto alla vasca da bagno, mentre alcune testimonianze lo descrivono in posizione parallela alla vasca. Il papà di Luca nel 1994 dichiara di aver notato nella posizione delle braccia una postura riconducibile al trascinamento. LE MACCHIE Le macchie rossastre in varie aree del corpo di Luca e Marirosa potrebbero essere il segno della pressione esercitata da chi ha afferrato e trascinato i corpi. Le notano i carabinieri, ma non il medico legale che ha effettuato l’ispezione cadaverica. Saranno poi le tre persone che hanno vestito i cadaveri a confermare che quelle macchie rosse c’erano. IL FUNGO SCHIUMOSO Anche nel caso del fungo schiumoso sulla bocca dei due ragazzi le dichiarazioni sono contrastanti. Pierangelo Troiano, un testimone che era presenta in casa Andreotta quella sera, dichiara: «Constatavo, inoltre, che il ragazzo, così come Marirosa, aveva la bava alla bocca». Ivo Paltrinieri, altro testimone, invece, dice: «Non c’era nessun fungo schiumoso sulla bocca dei ragazzi». LA LESIONE L’unica lesione accertata sui corpi è quella presente sulla nuca di Marirosa. E non è compatibile con gli oggetti presenti in bagno. Dal verbale del medico legale: «Il corpo era insanguinato, tanto che risalii all’origine della fuoriuscita di sangue riscontrando una profonda lacerazione alla nuca». LA FRATTURA La frattura dell’osso ioide di Luca, che porterebbe a ipotizzare la morte per strangolamento, viene liquidata dagli investigatori come «un artefatto post-mortale». Ovvero: l’osso ioide si sarebbe rotto dopo la morte di Luca. Per la mamma di Luca, invece, quella sera «il sangue era stato pulito e Luca aveva l’osso ioide spezzato». IL SANGUE La presenza di sangue nella vasca da bagno è l’ennesimo elemento che ha diviso i testimoni. La mamma di Marirosa dichiara: «L’acqua che stagnava nella vasca e nella quale era immersa mia figlia mi è sembrata pulita e non sporca di sangue». Giambattista Lagrotta, invece, sostiene: «Ricordo che anche nella vasca da bagno vi era dell’acqua sporca di sangue, che comunque non copriva il corpo della ragazza». Forse sono state proprio tutte queste contraddizioni a spingere la procura di Matera a tornare all’ipotesi più facile: quella dell’incidente.
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