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Due computer ed una stampante sono stati rubati da sconosciuti nella sede provinciale dell’Avis di Cosenza. Il furto è stato scoperto stamani dal presidente dell’Associazione, Angelo Coscarella, che ha denunciato l’accaduto alle forze dell’ordine. «Sono sconvolto. Ciò che più mi duole – ha detto Coscarella – è il gesto, deprecabile e da condannare per principio, ma commesso ai danni di una associazione che lavora per salvare vite umane, e tante ne ha salvate, lavorando alacremente e anonimamente, senza chiedere riconoscimenti di alcun genere, assume una dimensione ancora più grave sul piano civico, morale e sociale. Purtroppo chi ha perpetrato il furto non si è reso conto che ciò che ha rubato non ha alcun valore di mercato e sarà costretto a disfarsene distruggendolo. Per noi, invece, è molto importante perchè nei computer sono memorizzati i dati dei nostri lavori. Non abbiamo nulla e non possiamo acquistare computer nè nuovi nè usati. Chiedo dunque che i pc ci vengano restituiti per consentirci di continuare a dare il servizio ai centri trasfusionali. Senza il nostro lavoro molti ammalati saranno in difficoltà e non è escluso che qualcuno, non potendo ricevere il sangue possa anche morire».
«Io credo – prosegue – che chi ha preso i nostri due computer si renda conto che ha in mano la vita di qualcuno e non oggetti dai quali può ricavare qualche soldo. La nostra sede lavora ormai da oltre due anni nel centro storico di Cosenza. Ci è stata donata dal Presidente della Provincia Oliverio, così come le sedie e le scrivanie che tra l’altro sono rigorosamente usate. Lavoriamo con grande precarietà e nonostante ciò non abbiamo mai fatto mancare nulla a nessuno. deprimente pensare che ci sia qualcuno che non ci ami.
Ho denunciato il fatto alla polizia e attendo fiducioso che chi ha commesso l’atroce gesto ci ripensi e ci faccia ritrovare i pc. Nel frattempo ci siamo da subito rimboccate le maniche lavoraccio per ricostruire il lavoro attraverso i documenti cartacei che sono sparsi negli archivi delle varie sezioni Avis della provincia».
«Quanto tempo ci vorrà – conclude il presidente – per tornare alla normalità non lo so, anche perchè dovremo farlo a mano: salvo qualche benefattore non si faccia sentire e provveda. L’episodio ci costringerà ora a spendere soldi, che al momento non abbiamo, per mettere in sicurezza la nostra sede e coloro che vi lavorano».

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