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Gremito il Chiostro di Santa Chiara per la presentazione di “Altai”. Wu Ming 1 e Wu Ming 5, due degli autori del collettivo che firma il libro, hanno avuto l’attenzione del pubblico cosentino dalle 18.00 di ieri pomeriggio fino a sera inoltrata. Gli autori, le cui facce potranno essere ricordate solo da chi ha voluto presenziare all’evento, in linea con la loro categorica attitudine a non concedersi per alcuna ripresa o fotografia, hanno affrontato l’analisi della loro nuova opera come fossero in un informale salotto culturale. L’atmosfera era questa: partecipata, disinibita, ricca di argomentazioni.
Il primo punto che vogliono chiarire è che “Altai” non è il sequel di “Q”, loro precedente romanzo uscito nel 1999. “Altai” si svolge quasi tutto nel 1570 e “Q” finiva nel 1555. Questo l’unico legame tra le due opere: una relazione temporale, non narrativa.
Nessun sequel, insomma, nessun “Q2 – Il ritorno”. Persino la dicitura sulla fascetta del libro ha creato qualche fraintendimento: “Quindici anni dopo l’epilogo di Q”. Qualcuno ha visto una virgola dove non c’era (del tipo: “Quindici anni dopo, l’epilogo di Q”), così in molti hanno iniziato a parlare di sequel. Una buona alternativa alla frase da stampare sulla fascetta è arrivata dal quotidiano “Libero”, da cui gli autori hanno dichiarato di voler assolutamente cogliere l’assist (il tono era ironico, ma l’intenzione serissima): “È una boiata, proprio come Q”.
“Altai” nasce per rispondere all’insoddisfazione che gli autori avevano avuto proprio per l’epilogo di Q. In altre parole, per come loro stessi, undici anni prima, avevano deciso di far finire il libro: in modo quasi hollywoodiano, con un lieto fine consolatorio. Wu Ming comincia a riflettere sulla possibilità di raccontare come quel lieto fine, a distanza di qualche anno, non sia stato poi così lieto. Avrebbe dovuto essere un racconto, da mettere in appendice alla ristampa di “Q”, come un contro-epilogo, oppure un opuscoletto da allegare al libro. Invece, esce un nuovo romanzo.
“Altai” vede luce dopo aver superato la difficoltà dell’abbandono di uno dei cinque membri del collettivo Wu Ming. Nell’Aprile 2008, infatti, Wu Ming 3 dà le dimissioni e questo lascia un “buco”, numerico e non solo, all’interno del gruppo, che non è facile sublimare nell’immediato. La sua uscita fa emergere numerose difficoltà, il gruppo vive un momento di stallo, non sanno come continuare. Ma riescono a trovare la terapia: lavorare al nuovo romanzo e aun nuovo personaggio. Il protagonista di “Altai”, con il suo sguardo farà da filtro alle vicende e ai tre vecchi personaggi del libro precedente.
I romanzi di Wu Ming parlano di conflitti, li raccontano, li indagano, li fanno accadere. Per una strana distorsione cognitiva, i conflitti presenti tra i membri del gruppo, rimanevano congelati. “Altai” è servito a sviscerali, a far cessare “quel prurito all’arto fantasma”, che resta dopo un’amputazione, anche se l’arto non c’è più. Ed è servito, naturalmente, a far uscire un nuovo caso letterario.
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