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di SPARTACO PUPO*
La vera sfida dei prossimi anni per la Calabria targata Scopelliti ha un nome antico ma sempre attuale: Mediterraneo. Il neogovernatore sa, per averlo più volte ribadito durante la campagna elettorale e per averne sperimentato l’importanza da sindaco di Reggio, che il futuro dell’intero Sud Italia e della Calabria, in particolare, sta nella sua tradizione mediterranea. I più importanti avvenimenti della storia d’Italia testimoniano che dal mare nostrum non è possibile prescindere: dall’imperialismo di Roma alle repubbliche marinare, dall’unità nazionale che fece dell’Italia una grande potenza mediterranea, sgomberando il campo dai progetti nordistici di Cavour, all’avventura abissina di Mussolini fino al filoarabismo di Craxi. A sostegno di una seria politica del Mediterraneo non c’è soltanto la storia, ma anche una filosofia tutt’altro che screditata. Hegel, per fare qualche esempio tra i più illustri, considera il Mediterraneo come il “punto centrale della storia del mondo” e nella “relazione con il mare” vede il principio di libertà che differenza i popoli europei da quelli asiatici. “Nel mare – scrive Hegel – è implicita quella specialissima tendenza verso l’esterno: il procedere della vita oltre se medesima. Così la vita statale europea ha acquisito il principio della libertà della persona”. Nietzsche ci invita ad andare per “mari inesplorati”, a “scioglier le vele alle nostre navi”, voltando le spalle alle macerie del passato, e dice che “se dovessi avere una casa la costruirei, come certi romani, fin dentro il mare: vorrei avere in comune con questo bel mostro qualche segreto”. Il Mediterraneo, per Camus, è il più potente “contrappeso” al nichilismo nordico. “Noi mediterranei – scrive – viviamo sempre della stessa luce. In cuore alla notte europea, il pensiero solare, la civiltà dal duplice volto, attende la sua aurora”. Nella lunga tradizione mediterranea possono trovarsi le soluzioni ai problemi dell’odierno “rimescolamento” geopolitico oltre che gli stimoli alla convivenza pacifica come principale condizione per lo sviluppo economico di paesi culturalmente diversi ma bagnati dalle stesse acque. La ricetta federalista che ci attende da sola non basta se non si prende coscienza delle potenzialità di sviluppo derivanti dalla proiezione mediterranea della Calabria, che ha il privilegio di essere la regione più vicina all’“altra sponda” nonché il crocevia naturale tra l’Europa e l’Africa, tra la penisola iberica e i Balcani. Le condizioni internazionali sono favorevolissime: il Vertice di Parigi del 2008 tra gli stati euro-mediterranei ha accelerato il processo di realizzazione dell’Unione per il Mediterraneo; per quest’anno è stata prevista l’istituzione di un’area di libero scambio; l’ampliamento del canale di Suez, i cui lavori saranno completati entro la fine di quest’anno, garantirà l’aumento dei transiti commerciali, soprattutto di quelli dei paesi asiatici; la costa Sud del Mediterraneo, compresa tra il Marocco e la Turchia, è attualmente la zona del mondo che attrae più investimenti esteri, seconda solo alla Cina, e offre mercato a una popolazione di oltre 400 milioni di persone di qui a vent’anni. La Calabria di Scopelliti può e deve inserirsi in questa fortunata situazione congiunturale. Occorre agire nell’immediato perché proprio in Calabria si cominci a trasformare l’immagine del Mediterraneo da fonte di emergenze come l’immigrazione clandestina e il terrorismo a opportunità di sviluppo per il Mezzogiorno, l’Italia e l’Europa intera. Ma non c’è tempo da perdere. Occorre sostituire le iperboli intellettuali sull’argomento, cui siamo stati abituati per decenni, sino a oggi, con iniziative concrete e progetti realizzabili nel breve e medio termine.
*docente Unical
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