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di MATTEO COSENZA
Questa ci mancava. E meno male che in Calabria non è stato necessario il fotofinish come in Piemonte e Lazio altrimenti staremmo ancora a discutere di Scopelliti e Loiero e di una sedia di governatore da assegnare. Ieri sera ci hanno fatto sapere che il conteggio dei voti non era esatto e i calcoli di attribuzione dei seggi, per una sbagliata interpretazione della legge, lo erano ancora di meno, e così sono usciti dal consiglio regionale cinque candidati che avevano già brindato alla loro elezione: ai sostituiti è opportuno consigliare di non stappare ancora lo spumante perché forse è preferibile attendere la proclamazione ufficiale che avverrà la settimana prossima. Non dovrebbero esserci altri colpi di scena ma siano prudenti se ci tengono alla loro salute. Quando alla vigilia del voto avevamo appreso che i dati della Calabria non li avremmo letti sul sito del ministero degli Interni bensì su quello della Regione Calabria, ci eravamo chiesti: perché cambiare se finora le cose hanno funzionato? Poi, avendo saputo che la stessa Regione, già molto attiva negli investimenti tecnici e umani nel web, si era affidata a una società privata per la gestione del servizio, abbiamo immaginato che tale novità dovesse servire a rendere più veloce e chiara la raccolta, l’elaborazione e la pubblicazione dei dati. Dunque, ci attendevano dal nuovo sistema fuochi pirotecnici visto che eravamo stati abituati molto bene dal ministero dell’Interno, il cui sito è diventato così veloce e affidabile da aver cancellato da tempo le organizzazioni una volta famose di qualche partito che faceva da sé e da alimentare i siti dei maggiori organi di informazione. A fine corsa ci ritroviamo con un falò di buone intenzioni, con una Regione che per far da sé trasforma il nuovo consiglio regionale in un grande hotel servito da una porta girevole affollata in tutte le direzioni. Sull’interpretazione della legge e sull’attribuzione dei seggi stendiamo un velo pietoso, ma sul giallo delle sezioni scomparse, che la società dice di non aver ricevuto dalle Prefetture e che queste ultime dicono di aver regolarmente trasmesso, qualche parola va spesa perché rafforza i dubbi e gli interrogativi prima ricordati. Perché non lasciar fare alle nostre vecchie e affidabili Prefetture e all’efficiente macchina del ministero dell’Interno ed invece assegnare un compito così delicato a una società che i dati doveva farseli mandare dalle Prefetture medesime? Si dirà: se non ci fossero stati incidenti ora nessuno fiaterebbe. Ma il pasticcio c’è stato ed è sotto gli occhi di tutti. Ci lamentiamo spesso e a ragione di essere dimenticati e abbandonati dallo Stato, ma, pur da antichi fautori delle autonomie locali, staremmo molto attenti a non servirci almeno dello Stato che funziona. E per funzionare meglio di questa Regione ci vuole davvero molto poco.
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