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GIOVEDI’ prossimo di fronte al Tnas il Potenza conoscerà il suo destino. Senza più appigli, almeno nell’ordinamento sportivo. Ed è meglio sgombrare il campo da illusioni: adesso l’obiettivo concreto dell’avvocato Edoardo Chiacchio e dei suoi collaboratori è limitare i danni.
Pare difficilissimo, alla vigilia, rimettere in discussione le eccezioni procedurali sull’ammissibilità o meno del ricorso per revocazione di Palazzi. L’impianto d’accusa del procuratore federale è stato ormai ritenuto ammissibile sul piano tecnico-giuridico ed è assai improbabile che il Tnas modifichi questo orientamento e questa è una considerazione consequenziale alla lettura delle motivazioni della sentenza del 19 marzo scorso della Corte di Giustizia Federale.
La vera discussione sarà sulle conseguenze, sulla misura della condanna (a questo punto inevitabile) che incombe sul Potenza. E’ inutile arrampicarsi sugli specchi.
L’obiettivo reale di Vittorio Galigani, Donato Arcieri e del pool di legali che hanno preso a cuore la causa (Chiacchio, Di Ciommo, Fiorillo e Cozzone) è salvaguardare il calcio professionistico in città. Ci stanno lavorando realmente anche di notte.
Pur sapendo di non poter andare incontro ad un’assoluzione, al Potenza cambierebbe la vita se la sanzione si tramutasse in una fortissima penalizzazione, in una retrocessione certa.
Magari anche in una C2 ad handicap, partendo a settembre con il segno meno in classifica. Significherebbe dare continuità tecnica a questo campionato e non danneggiare la società sul piano economico: rimarrebbe infatti la proprietà dei cartellini dei giocatori e la possibilità di produrre utili (incassi, mercato estivo etc.) per garantirsi un minimo di futuro.
Senza trascurare i profili di diritto del lavoro ad oggi ampiamente lesi per quanto riguarda i giocatori e lo staff tecnico, privati a stagione in corso della possibilità di esercitare la loro professione. Fare un passo indietro rispetto all’esclusione immediata dal campionato è nei poteri del Tnas e dei validissimi giuristi (Zaccheo, Benincasa e Frosini) che compongono il collegio arbitrale per questa controversia.
E’ una settimana da dentro o fuori, e sarebbe meglio se gli ambienti cittadini dello sport, dell’imprenditoria e soprattutto della politica concentrassero le loro energie su questa strada senza disperderle in fantasiose alternative. Se dovesse andar male, abbonderà – in assenza di progetti più seri – il tempo per dedicarsi all’azionariato popolare.

Non va trascurato un altro aspetto: il diritto sportivo è altamente interpretativo, fin troppo flessibile.
Qualche addetto ai lavori ci ha lasciato intendere che sarebbe stato più probabile ottenere la retrocessione all’ultimo posto se il Potenza fosse arrivato in giudizio occupando una posizione di classifica migliore.
E’ il solito discorso sull’afflittività delle sanzioni, che l’organo giudicante riesce spesso a rivoltare a proprio piacimento. In ogni caso, se giovedi’ l’udienza andasse male il campionato sarebbe irrimediabilmente finito per la società rossoblu.
Rimarrebbe solo l’approdo al Tar del Lazio, eventualmente al Consiglio di Stato, unici tribunali ordinari competenti per questioni derivanti dalla giustizia sportiva in base alla legge 280 del 2003, che ha messo ordine in materia dopo il “caso Catania”. Ma sarebbe solo una querelle estiva, finalizzata ragionevolmente ad evitare la polvere dei campi regionali.

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