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Sta per concludersi il processo per il sequestro e l’assassinio di Lollò Cartisano, di Locri, rapito nel luglio del 1993. Venerdì prossimo sarà sentito il perito di parte, Enza Aricò, e poi, dopo gli interventi di accusa e difesa, è prevista la sentenza. Il processo di primo grado si è concluso con la condanna dei fratelli Santo e Carmelo Modaffari, dello zio Leo Modaffari, del cognato Glicora Santo.
La sentenza di condanna è stata confermata in appello ed in Cassazione e perciò divenuta definitiva. Negli anni successivi al ritrovamento del cadavere sono emersi nuovi elementi attraverso l’autopsia sul cadavere, le dichiarazioni di alcuni pentiti e quelle di alcuni detenuti.
Tutti elementi sulla base dei quali inizialmente lo scomparso avvocato Giuseppe Nucera ed in seguito gli avvocati Cosimo Albanese e Salvatore Staiano, proponevano davanti alla Corte di Cassazione la revisione della sentenza nell’interesse dei fratelli Modaffari e dello zio Leo Modaffari.
La verifica dei fatti nuovi emersi in seguito circa le reali responsabilità del delitto, veniva affidata alla Dpi nella persona del responsabile degli investigatori giudiziari Oscar de Pasquale.
Indagini e perizie sono state condotte, nel corso di quattro anni dal personale dell’Istituto e dai consulenti. Tutto questo per accertare dove il cadavere di Cartisano fosse stato effettivamente seppellito. Dalle analisi del terreno si è incaricata Enza Aricò, consulente di fiducia della Dpi che si sarebbe avvalsa nel sul lavoro del supporto dei laboratori di Scienze della terra di Cosenza e della facoltà di Agraria di Reggio Calabria, di intesa col professor Cardia, docente di medicina legale del Policlinico universitario di Messina.
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