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POTEVANO mai restare a casa, sul divano a guardarsi la Serie A o a farsi un sonnellino dopo la pasta al sugo? No, chi non è abituato a questo tipo di refrain domenicale non lo fa nemmeno se la sua squadra del cuore a Foggia non può andare a giocare. Perchè qualcuno, anche in maniera assai azzardata, ha deciso che per il movimento calcistico italiano è sacrosanto estromettere una squadra da un campionato mentre se lo sta giocando, per giunta, per un’accusa non provata completamente relativa a due anni prima.
Gli Ultras del Potenza, in via del tutto spontanea, si sono dati appuntamento davanti allo stadio per una domenica particolare: quella della manifestazione. La prima di una lunga serie, ci dice qualcuno. Il punto di esordio di un dissenso popolare che non può restare sottaciuto quattro mura di casa o, peggio, all’interno del confine cittadino.
Il punto di arrivo è stato il simbolo del potere cittadino: la sede del Municipio potentino. Dove, ovviamente, il sindaco Santarsiero non poteva essere. Ma si è trattato, appunto, di un obiettivo raggiunto simbolicamente.
Il grido forte e accorato arriverà già dai prossimi giorni, quando i tifosi del Potenza diranno ad alta voce il loro “no” alla brusca interruzione di una passione. Non erano molti, duecento al massimo, ma nei prossimi giorni si moltiplicheranno perchè se non c’è stato nessuno a livello istituzionale a schierarsi al fianco della società (forse per paura di affiancarsi a una creatura di Postiglione), lo faranno loro.
«Non ha mosso un dito nessuno, nè il sindaco, nè il presidente della Provincia. Non c’è stata la benchè minima reazione di fronte a un episodio che macchia tutti, un’intera comunità. Da venerdì tutta Italia si è convinta che Potenza è una città di ladri e nessun politico ha pronunciato una frase per quale motivo si è arrivati a una sanzione del genere che ha infangato una città», è stato lo sfogo di uno dei partecipanti al corteo che si è snodato lungo le strade del centro storico. I manifestanti, però, davanti alla Chiesa della Trinità hanno cessato i cori e reso omaggio a Elisa Claps.
Sul significato del grande striscione affisso sul muro di cinta del Viviani e che recita “E’ rossoblù il colore della vita”, i tifosi del Potenza spiegano che si tratta di una frase che sintetizza “l’impossibilità di stare senza il Potenza che per noi rappresenta una passione che va oltre il risultato del campo”.
Per i prossimi giorni, i supporter del Potenza si aspettano qualche segnale, soprattutto da chi, in queste ore, ha lasciato da soli Galigani e Arcieri nella difesa potentina: «Tutti sanno – hanno detto . che in questa fase contano molto le pressioni. Il sindaco deve informarsi su quello che è accaduto, deve chiedere a Macalli, il presidente della Lega, o anche alla Figc che prospettive attendono il Potenza nel caso in cui il tribunale dovesse respingere il ricorso. Pretendiamo che i nostri politici difendano l’onorabilità della città, che non può essere offuscata dalle malefatte di Postiglione. per quanto ci riguarda continueremo a manifestare fino a quando qualcuno di loro non ci spiegherà in che modo intendono muoversi per la faccia di Potenza».
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