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di ANNA PASCUZZO*
In questi giorni di “imbrogli, truffe pre-elettorali, rancori non più sopiti, delitti e castighi endemici e palesi” c’è chi si fa furbesco sostenitore del “non voto” al fine di “non delegare”. Ma chi si astiene, non solo delega ugualmente, pur regalandosi l’illusoria parvenza della “non responsabilità”, ma diviene altresì complice della fi ne di questa “terra nostra”. Come si fa a non comprendere quanto strumentale sia l’invito a non votare da parte di chi in fondo non conta nulla in questa terra perché per questa terra non ha mai avuto alcun interesse positivo. E’ ormai divenuto necessario l’aggettivo “positivo” accanto al termine “interesse”, perché di equivoci quest’ultimo ne ha destati fin troppi. Non tutti coloro i quali hanno avuto “interesse” per la Calabria l’hanno fatto in modo “disinteressato”, in troppi hanno speculato e non in termini filosofici purtroppo! Non abbiamo saputo scegliere e laddove ci è sembrato di scegliere bene, chi è stato scelto non ha saputo o non ha avuto il tempo di “agire”! Sembra che in Calabria le regole siano sempre costantemente sovvertite, pare che in questa terra persino uno slogan banale possa essere suscettibile di “ambiguità”, ad esempio fra noi calabresi non vale la regola non scritta che “squadra che vince non si cambia”, ma ha piuttosto valore quella, oltremodo paradossale, che asserisce “squadra che perde non si cambia”! E qui da noi di “squadre che hanno praticato la sconfitta” ce ne sono a iosa! Mi fa specie sentire qualcuno parlare male degli ultimi 5 anni di governo regionale senza fare alcun riferimento al marcio nel quale questo governo ha dovuto “galleggiare” e mi inquieta altresì chi imputa solo all’eredità passata i mali del presente. Non possiamo più continuare a “respingere” al mittente le accuse e le responsabilità. La reità che ha condotto allo sfascio politico, economico, culturale, umano la terra di Calabria viene da lontano e purtroppo ancora oggi nessuno l’ha sconfitta. Qualcuno ha provato a combatterla, ma non è stato ancora sufficiente. E’ necessaria una presa di coscienza collettiva, perché collettiva dev’essere l’azione per sanare questa terra. Io andrò a votare, ma stavolta voterò “contro” e non “per”. Voterò contro un governo nazionale che pratica la politica del più furbo conculcando il diritto dell’onesto, voterò contro chi quotidianamente tenta di sedimentare l’idea che “buono” equivalga a “non conveniente” e che la lealtà sia una categoria avulsa dal “contesto terreno”! Voterò contro chi rappresenta le donne come una schiera di corpi “dotati”, ma non intellettualmente dotati, e voterò contro chi dipinge tutti gli uomini come “bavosi e tracotanti schiavi del sesso”, voterò contro chi fonda le banche nonostante esse siano state “affondate” e voterò contro chi chiede sacrifici ai lavoratori e intanto incassa nelle proprie tasche i soldi che questi con fatica producono, voterò contro chi crede che il “profitto” sia l’unico scopo da raggiungere, voterò contro chi non rispetta le regole della Costituzione, chi non garantisce innocenza “fino a prova contraria”, voterò contro chi minaccia lo stato civile con parole d’offesa verso le istituzioni, voterò contro chi non ha come me in testa un mondo migliore di questo.
*componente Commissione
per le Pari Opportunità
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