X
<
>

Share
4 minuti per la lettura

POTENZA – Un applauso accompagna Elisa fuori dalla chiesa. Ma non è il giorno dei funerali. E’ il giorno dei rilievi scientifici.
«Incidente probatorio», lo chiamano i tecnici del diritto. E’ un atto irripetibile che si svolge alla presenza degli avvocati degli indagati. In questo caso c’erano gli avvocati Mario e Stefania Marinelli, difensori di Danilo Restivo.
Entrano in chiesa a metà mattinata. Ci sono gli investigatori. E c’è il medico legale.
Il corpo di Elisa è ancora nel sottotetto. E’ in un punto scomodo. Ma l’accertamento va fatto lì. L’ultimo piano della canonica ha una prima porta che è chiusa sempre a chiave: si accede a un altro piccolo ripostiglio che ha una scala in legno dalla quale si arriva al terrazzo. Qui, sulla destra, salendo, c’è un muro alto circa un metro e 20 centimetri. Dietro il muro del campanile il muro della chiesa ha un abbaino alto circa due metri. Elisa è lì.
Investigatori, avvocati, e medico legale raggiungono il punto.
Il Questore di Potenza Romolo Panico ammonisce: «Tutti i particolari devono essere selezionati con molte attenzione, questa volta».
E infatti c’è grande concentrazione. Ci vorranno cinque ore prima di vedere i poliziotti uscire dalla chiesa.
Le agenzie di stampa ritengono che la polizia di Bornemouth, nel sud dell’Inghilterra, segua «con attenzione» gli sviluppi del caso Claps, dopo il ritrovamento del corpo.
Gli investigatori britannici vogliono capire se esistano legami con l’omicidio di Heather Barnett, avvenuto nel 2002 e per il quale fu fermato due volte, ma mai accusato formalmente di nulla Danilo Restivo.
Lui «è tranquillo», dice l’avvocato Marinelli. Gildo Claps, fratello di Elisa, chiede che Danilo venga riportato in Italia.
Nel frattempo, nel sottotetto, agenti della polizia scientifica e medici legali stanno pensando al modo migliore per la rimozione dei resti di Elisa e degli oggetti trovati. Esaminano varie ipotesi, compresa quella di utilizzare un’autogrù per raggiungere più facilmente il terrazzo della canonica e trasportare i contenitori con il materiale utile all’indagine.
Sul portone della chiesa vengono appoggiati dei mazzi di fiori.
Sono proprio i fiori bianchi a caratterizzare la giornata di ieri per i cittadini di Potenza che, l’altro giorno, si sono addormentati con la macabra notizia del ritrovamento dei resti, e che ieri hanno voluto salutare Elisa con le rose, lasciate da qualcuno tra i battenti della porta della chiesa che ha «custodito» quel corpo per 17 anni. Ci sono anche dei messaggi, scritti a matita dai bambini e incollati su un cartellone deposto sulle scale della Trinità, o battuti a macchina, come le poesie incollate sul muro dell’edificio religioso, con i versi dedicati «a quel palloncino volato in cielo».
Pietà e dolore, mescolate alla curiosità dei passanti che affollano le strade del cuore antico di Potenza per il secondo giorno consecutivo. Ma soprattutto alla rabbia di tutti quelli che, nel corso della giornata, hanno guardato la chiesa chiedendosi il perchè di 17 anni di indagini, terminate proprio nello stesso posto in cui Elisa era stata vista per l’ultima volta. Ora la città vuole reagire, e capire chi e cosa ha portato alla morte una ragazza di 16 anni. Ma soprattutto vuole che sia chiarito un mistero troppo lungo e macchiato da troppi silenzi. E’ anche questo l’auspicio del vescovo metropolita di Potenza, monsignor Agostino Superbo, che ha detto di «nutrire la speranza che si realizzi, finalmente, la leale collaborazione di quanti potranno apportare elementi validi per la ricerca della verità». A chiedere giustizia è un’intera comunità, per fare luce su quella che il sindaco del capoluogo lucano, Vito Santarsiero, ha definito «una delle pagine più buie della storia della città». Oggi, però, è il giorno del dolore. Lo ricorda il carro funebre. Si ferma in una strada adiacente. Una bara di metallo viene portata all’interno della canonica.
E’ il segno che Elisa sta per lasciare la Trinità. Già si pensa ai funerali. Anche se non c’è ancora una data ufficiale.
Per i risultati degli esami sulla salma potrebbe occorrere anche un mese: lo spiegano fonti della procura di Salerno, ribadendo che le analisi sono particolarmente complesse, a causa dello stato dei resti, che hanno subito un processo di mummificazione. Per avere certezza legale che i resti ritrovati siano effettivamente quelli di Elisa Claps – circostanza confermata già dal riconoscimento da parte dei familiari di alcuni oggetti – bisognerà aspettare comunque i risultati dell’accertamento medico-legale affidato a una equipe specializzata. All’improvviso, poco dopo le 19, si apre la porta della chiesa. Elisa è nella bara d’acciaio. Parte l’applauso. Pochi secondo dopo parte anche il carro funebre.
Ora tocca agli investigatori.

f.a.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE