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di PIETRO RENDE
Secondo il Centro studi degli arti giani di Venezia, Crotone ha re gistrato dopo la crisi un aumento del 2,5% di prestiti alle famiglie con un incremento del 2,2% delle sofferenze che raggiungono il 12,3%, Reggio ha ricevuto 46.582 milioni di euro in meno di prestiti alle imprese e a Cosenza la diminuzione è stata dell’1,3%. Dati significativi che riflettono la criticità della domanda creditizia in Calabria dal lato delle famiglie, e nel contempo la sua “eccezione” positiva rispetto alla situazione nei distretti industriali che raggiunge il picco del – 20% a Biella, Belluno, Ancona. Non si capisce perciò l’ostinazione, forse solo elettorale, di continuare ad agire nel sud dal lato dell’offerta e non della domanda, e perché un progetto annunciato nel 2005 (Finanziaria) insieme con un Comitato – Istituto per il Sud, ancorché leggero e non come la Cassa ma finora rinviato da un Consiglio dei ministri all’altro, partorisce oggi un topolino da una montagna. Infatti: Non affronta seriamente la vexata questio del costo del denaro più alto nel Sud, anzi ne accresce il costo di raccolta per lo Stato con una diminuzione fiscale sugli utili delle obbligazioni e avvia un discutibile regime di federalismo fiscale competitivo;
Dichiara di volere incrementare l’accesso al credito nel sud limitandolo alla generosità delle banche di credito cooperativo, statisticamente poco incisive con le imprese extra-artigiane, non familiari e no profit, e che rappresentano appena il 17,2% degli sportelli bancari in Calabria, molto meno nel resto del sud; L’alleanza tra ex Casse rurali e Cassa depositi e prestiti, surrogatoria del patrimonio sociale di azionisti privati, ricorda la sfida di Davide e Golia contro le grandi banche e il sistema redditizio che Tremonti non riesce a pilotare entrando in collisione sempre più frequente col sistema, a cominciare dai costosissimi Bond; Inizialmente la vocazione territoriale era contraddetta dalla presidenza offerta a un discendente borbonico che vive a New York e da un ruolo importante a Maurizio Romiti, adesso si scende a Napoli col vicepresidente della meritoria ma già operante associazione delle banche di Credito Cooperativo;
Ci vuole altro per pareggiare la percentuale di ricchezza prodotta dal Sud (25%) con gli investimenti bancari (15%) e i depositi bancari (25%) impiegati altrove. In Calabria, su 23.531 milioni di raccolta vengono impiegati solo 16.676 milioni di euro; Nel Documento dei dissidenti dell’attuale maggioranza parlamentare contro l’exit strategy di Tremonti, tra cui Scajola, è giudicato “del tutto controproducente minacciare le banche con l’istituzione di nuove banche pubbliche”; Vana è la speranza di ricorrere ai depositi postali con un’aliquota fiscale sui dividendi del 5% (rispetto al 12,5% corrente) perché nessuna banca territoriale è in grado di distribuire utili netti così consistenti da non temere la fine dei Tremonti bond; Tremonti si limita a un ricambio nominalistico di ciò che già esiste per merito altrui – le ex Casse Rurali – aggiungendovi una banca di garanzia di secondo livello che caso mai dovrebbe coinvolgere i Confidi meridionali. “Perché creare una nuova struttura che corre rischi molto seri di essere solo l’ulteriore poltronificio mangiasoldi?”, ha scritto sulla Voce.info Salvatore Sacco. Il ministro non può infuriarsi se poi viene accusato dalla stampa economica più autorevole di perseguire la penetrazione bancaria dei posti e delle prebende tra i “cattolici neoverdi” dell’ex Lombardo-Veneto e poi del resto d’Italia….
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