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POTENZA – La lettera raccomandata era stata mandata, oltre che alla procura, anche alle redazioni dei giornali. In un solo foglio, anonimo, erano raccolte diverse accuse rivolte al sostituto procuratore Henry John Woodcock e al suo braccio destro, l’ispettore della polizia di Stato Pasquale Di Tolla.
«Calunnie», secondo la procura di Catanzaro che, qualche giorno fa, ha disposto una perquisizione a casa e negli uffici di un ex appartenente ai servizi segreti che lavorava a Potenza.
Gli investigatori sono alla ricerca di «indizi utili» a individuare l’autore delle lettere. E’ quello che ha spiegato un investigatore al Quotidiano.
E’ per questo che i computer dell’ex agente segreto sono stati posti sotto sequestro.
Qualche tempo fa, si apprende da indiscrezioni, l’ex 007 era stato contattato sul telefono cellulare da un ispettore della polizia di Stato di Foggia. Gli investigatori della Squadra mobile di Potenza, che svolsero i primi accertamenti, ritenevano che quel poliziotto fosse la persona che aveva materialmente spedito le raccomandate. Una volta risaliti all’ufficio postale era stato semplice acquisire i filmati delle telecamere a circuito chiuso. Tra le persone che erano entrate in quell’ufficio postale il giorno della spedizione c’era anche quel poliziotto. Il bavero del giaccone alzato e l’aspetto prudente avrebbero destato sospetti negli investigatori che visionavano il filmato.
Convocato in procura a Catanzaro, dal sostituto procuratore Simona Rossi, il poliziotto avrebbe confermato di aver spedito le raccomandate, precisando di averle trovate nella sua auto già sigillate e accompagnate da un biglietto con alcune indicazioni. Ingenuamente avrebbe deciso di spedirle.
Ma per quale motivo l’ex 007 avrebbe dovuto inviare quelle informazioni che la procura di Catanzaro qualifica come «calunnie» ai giornali e alla procura? Gli investigatori ritengono che i fatti si siano svolti nel periodo dei veleni innescati dall’inchiesta dell’ex pm di Catanzaro Luigi De Magistris. L’ex 007 non era coinvolto nelle indagini, ma era rimasto vittima di una strana storia: era riuscito a scucire a un boss della mala locale dichiarazioni che la procura antimafia di Potenza ancora oggi ritiene di grande importanza e che vengono usate come premessa in tutte le inchieste di criminalità organizzata, ma alla fine qualcosa è andato storto e sia la sua fonte sia lui erano stati «bruciati» (così si usa dire nel gergo delle barbe finte). I fatti approssimativamente andarono così: l’agente segreto e il boss cominciarono a incontrarsi (il boss, però, ha sempre smentito). Lui raccolse una serie di informazioni sull’organigramma della criminalità organizzata lucana. Quando però il boss annunciò che gli avrebbe rivelato importanti particolari che riguardavano lo smaltimento di rifiuti in provincia di Matera i suoi capi presero le informazioni che lo 007 gli aveva fornito e le depositarono in procura a Potenza. Una volta diventati pubblici gli atti che contenevano nome e cognome del boss e nome e cognome dello 007 i vertici dei servizi segreti decisero di trasferirlo ad altre mansioni. Woodcock, però, in quel caso non c’entrava nulla. Non era lui il magistrato che aveva allegato quelle informazioni a una richiesta di arresto. Cosa avrebbe potuto spingere quindi lo 007 a scrivere quelle lettere? E’ quello che stanno cercando di capire gli investigatori.

fab. ame.

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