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di SARA LORUSSO
POTENZA – Lo shock maggiore, nel ricevere la telefonata di un familiare che gli annunciava l’accaduto. «Mi sono preoccupato per mio padre, non è certo stato piacevole per lui». E’ stato il papà di Dario De Luca, candidato potentino della lista Io amo la Lucania a sostegno del candidato presidente Magdi Cristiano Allam, a ricevere, lunedì scorso, la telefonata il cui autore è ancora ignoto e con cui la famiglia del candidato ha ricevuto minacce. Erano da poco passate le sei del pomeriggio quando il padre di De Luca ha sentito qualcuno, dall’altro capo del telefono, minacciare: «Io spacco la faccia a te e a tuo figlio Dario». Poi la denuncia di rito e di persona ai carabinieri di Potenza e la diffusione dell’accaduto con una nota con lo stesso scopo: denunciare.
Dopo i primi secondi di spaesamento, il padre del candidato sembra abbia insistito nel chiedere chi ci fosse dall’altro capo del telefono. Ma solo parole farfugliate, qualche suono riconducibile a mezze frasi. Le indagini andranno avanti. Nel frattempo, «no che non mi lascio intimidire – spiega De Luca che ieri, come sempre, divideva la sua giornata tra il lavoro e gli impegni elettorali – Non è semplice, il nostro movimento non ha una struttura di partito organizzata alle spalle e, soprattutto, si basa, aggiungo per fortuna, sull’entusiasmo e il volontariato di quanti hanno aderito».
Manifesti, sede, viaggi e incontri sul territorio: «Tutto secondo le sole nostre forze».
Un po’ scosso, è chiaro, ma non intimidito: « Non saranno certo queste cose a interrompere la mia battaglia che ho deciso di portare avanti con Magdi Cristiano Allam – dirà più tardi affidandosi a una nota – Questo clima intimidatorio e “ mafioso” evidenzia l’eccezionalità e la gravità di una cultura politica avvelenata», peggio «soffocata da una cappa di consociativismo – secondo le denunce che in questi giorni il movimento sta portando avanti – che nega e reprime spazi di libertà a coloro che si battono per un cambiamento».
Poi, di persona, dettaglia. «Sa, quando ho scelto, senza una minima esitazione, di rispondere alla sollecitazione di Magdi Cristiano, accettando questa scommessa, sapevo che la situazione in Basilicata fosse complessa. La verità è che dopo i primi giorni di impegno sul territorio, ho capito che è anche più grave».
«Non è la prima intimidazione che i candidati ricevono – aggiunge più tardi Allam – Nella maggior parte dei casi non c’è stato seguito con denunce, ma il clima non è certo piacevole».
Praticamente, clima «da regime – come più volte ha spiegato nelle ultime settimane – con la paura di esporsi accanto a candidati poco “affini” alla dittatura vigente». Così spiegano di voler riscattare il popolo lucano dalla sudditanza e non ci pensano proprio «a farci intimidire».
Quanto a De Luca, non è la prima volta che affronta una situazione simile, vittima di una aggressione nel 2006, quando era direttore dei lavoratori della Tangenziale nord di Potenza. All’epoca, poche ore dopo l’accaduto, fu lo stesso sindaco della città. Vito Santarsiero, con una nota, a esprimere «il più vivo rammarico per quanto da lui denunciato all’autorità giudiziaria, circa l’aggressione subita».
De Luca – diceva la nota del 2006 – in sostanza «è stato oggetto di ingiurie, minacce e lesioni personali solo per aver fatto il proprio dovere, negando uno stato di avanzamento dei lavori che non era possibile corrispondere».
Così era giunta «tutta la solidarietà dell’amministrazione comunale di Potenza e l’incitamento a portare avanti il proprio lavoro con l’onestà e la professionalità che da sempre lo contraddistingue».
Sì, «ma adesso è diverso. In quel caso – racconta De Luca – mi sono preoccupato perché il mio unico obiettivo era portare a termine i lavori che riguardavano l’intera comunità. Oggi, invece, percepisco un cima intimidatorio che si respira nell’aria e che non riguarda solo noi candidati, ma anche l’intero elettorato».
Pentito? «Per nulla. Anzi, maggiore decisione nell’andare avanti».
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