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dall’inviato FABIO AMENDOLARAMARSICO NUOVO – I figli non riescono a crederci. Perché papà e mamma, che di momenti difficili ne avevano vissuti tanti, non si erano mai perduti d’animo. Come quando, qualche anno fa, a lei, Iolanda Lombardi, 76 anni, diagnosticarono l’osteoporosi, una malattia delle ossa che le rendeva difficile camminare. E lui, Gerardo Vaccaro, due anni in meno di sua moglie, si era dedicato con amore alle sue cure. Poi è subentrata un’altra malattia che la costringeva spesso a estenuanti viaggi per Padova. «Ma non è la causa della tragedia», dicono i parenti. Loro alla tesi dell’omicidio e del suicidio non ci credono.
Pensano che Gerardo abbia trovato la moglie già morta e solo allora avrebbe deciso di farla finita.
Per i carabinieri, invece, è chiaro. L’ha strangolata in camera da letto, quasi certamente al culmine di quella che sembrava una «normale lite» tra marito e moglie. Poi, compresa la gravità del folle gesto, si è impiccato.
Un omicidio-suicidio che ha sconvolto contrada Agri, una manciata di case rurali a pochi chilometri da Marsico Nuovo.
La neve avvolge la piccola legnaia che Gerardo ha scelto per togliersi la vita. E’ subito dietro il cancello. Qualche metro più in là c’è la porta di casa. La presidia un carabiniere. Perché alle quattro di ieri pomeriggio i corpi erano ancora lì. Lei nella camera da letto, lui nella legnaia. Il sostituto procuratore Laura Triassi entra ed esce dalla casa. I carabinieri la seguono. Anche il medico legale. Concordano tutti sulla stessa ipotesi: lite familiare finita in tragedia.
Ma Gerardo non era un uomo violento. Anzi. Lo descrivono tutti come un marito attento e un padre esemplare.
Uno che ha lavorato per tutta la vita. Prima come contadino. Poi come muratore. E negli ultimi tempi, dopo la pensione, di nuovo in campagna. Per passione. Tra gli olivi e le viti che caratterizzano il costone che da valle sale su fino al centro abitato. Forse era lì che scaricava le tensioni quotidiane accumulate a casa quasi in solitudine.
Era difficile incontrare Gerardo in giro. Non che fosse poco socievole. Ma quando non era in campagna era nella legnaia, oppure a casa con la moglie. C’è sempre qualcosa da fare in contrada Agri.
Qui tutti hanno un pezzo di terra o un giardino da curare. E per andare in centro bisogna prendere la macchina. Lo si fa solo se si è costretti. Per la spesa o per andare in farmacia.
«Da queste parti siamo tutti molto riservati», dice un parente. Sa solo che Iolanda andava quasi tutte le mattine da una nipote che abita un po’ più giù. «Ma andava per le punture», precisa.
Negli ultimi giorni Iolanda sembrava anche stare un po’ meglio. Lui appariva sereno. Come sempre.
E’ per questo che i parenti non credono all’omicidio-suicidio.
Soprattutto la figlia. Dicono che sia stata lei ad aprire la porta e a scoprire quello che nemmeno avrebbe mai immaginato.
I carabinieri, guidati dal capitano Sabato D’Amico, hanno effettuato i rilievi tecnici. Poi hanno convocato in caserma parenti, vicini di casa e conoscenti.
Tutto confermerebbe la prima ipotesi: omicidio-suicidio. Gli evidenti segni di strangolamento sul collo della donna avrebbero tolto ogni dubbio.
Non c’era nulla di premeditato. E’ accaduto tutto all’improvviso. Lo dimostrerebbe la corda rimediata lì per lì nella legnaia. A mala pena ha retto il peso di Gerardo.

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