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di Roberto D’Alessandro
MATERA – La visita della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti effettuata ieri in Basilicata, nell’ambito di una missione che si concluderà nel corso di questa settimana in Calabria, ha ridestato l’attenzione sulla vicenda del presunto smaltimento illecito di una partita di fusti radioattivi che sarebbero usciti, in qualche modo, dall’Enea di Rotondella per poi scomparire in parte in Somalia ed in parte in Lucania. Più precisamente in un’area compresa tra i Comuni di Craco, Ferrandina e Pisticci.
Queste almeno furono le indicazioni fornite dal pentito di ‘ndrangheta Francesco Fonti nel 2005, in seguito alle quali iniziò una vera e propria caccia ai fusti nucleari, coordinata dalla procura antimafia di Potenza.
Nel frattempo, tuttavia, quella inchiesta è stata archiviata nel 2009 dal procuratore Francesco Basentini, che aveva ereditato il filone da Felicia Genovese, dopo una lunga serie di ricerche e scavi che non hanno portato ad alcun riscontro concreto.
Gli inquirenti, seguendo le indicazioni di Fonti, che si recò due volte in Lucania per indicare i luoghi del sotterramento, puntarono le loro attenzioni prima su Coste della Cretagna in territorio di Ferrandina e poi, dopo che il pentito fornì nuove indicazioni, in località Piana d’Oro, nella campagna di Craco Vecchio, in una zona a ridosso del fiume Cavone.
In Lucania, nel 2005, si recò anche la Commissione d’inchiesta sul ciclo del rifiuti presieduta, all’epoca, dall’onorevole di Forza Italia, Paolo Russo, che svolse attività investigativa principalmente attraverso una serie di audizioni tenute a Potenza.
Di «depistaggio» parlò in seguito il pentito Francesco Fonti.
Da qui la ragione del ritorno, ieri, della Commissione in Basilicata, anche se nel frattempo, con la nuova legislatura, sono cambiati i componenti e la sua presidenza è stata affidata all’onorevole Gaetano Pecorella del Pdl.
Ma le ragioni di questa nuova visita si spiegano soprattutto con i fatti intercorsi, ed in parte interconnessi, venuti alla luce soprattutto nell’ultimo anno.
E’ del 2009, infatti, il fermento relativo alle navi dei veleni, le carrette del mare che sarebbero state fatte affondare, cariche di rifiuti tossici e nucleari, al largo delle coste lucane e calabresi, con particolare riferimento al relitto della Cumsky nel mare di Cetraro (anche se poi le ricerche sollecitate dalla regione Calabria ed effettuate dal ministero dell’Ambiente hanno portato a riscontri negativi, sui quali comunque è stato chiesto un supplemento d’indagine).
Altri nuovi particolari sarebbero emersi dalle audizioni effettuate di recente dalla Commissione con altri due pentiti calabresi, Emilio Di Giovine e Stefano Carmelo Serpa (ovvero il pentito “Sigma”), assistiti entrambi dall’avvocato Claudia Conidi (che è pure legale di Francesco Fonti).
In particolare, in un’audizione con Sigma, sarebbero emersi particolari relativi ai presunti mandanti di alcuni smaltimenti illeciti. Rivelazioni scottanti, tanto da indurre il presidente Pecorella a secretare gli atti.
E proprio nei documenti riservati ci sarebbero anche le indicazioni relative ai fusti radioattivi dell’Enea, smaltiti, ecco la novità, parte in Lucania e parte in Calabria. Ma la pista è tutta da verificare.
Dai sopralluoghi effettuati questa mattina, principalmente in località Piana d’Oro in agro di Craco Vecchio, alla presenza del collaboratore di giustizia Francesco Fonti, riportato sui luoghi da lui stesso indicati nel 2005, non sarebbero emerse particolari novità.
A tanto erano giunte le conclusioni dell’inchiesta della Procura di Potenza, che proprio in quel posto aveva condotto la maggior parte degli scavi.
Successivamente la Commissione ed il pentito avrebbero effettuato anche un sopralluogo in territorio di Bernalda, in una località nei pressi del Basento tirata in ballo di recente dallo stesso Fonti, nell’ambito delle sue dichiarazioni relative alle navi dei veleni.
Al termine dei sopralluoghi la Commissione ha fatto visita all’Enea di Rotondella ed oggi lascerà la Basilicata per proseguire le sue indagini in Lucania.
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