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di PARIDE LEPORACE
POTENZA – L’unico schieramento largo di centrosinistra d’Italia, per continuare a vincere senza conoscere la parola sconfitta all’elezioni regionali mette sul piatto della campagna elettorale una cinquantina di provvedimenti e alcune idee forti per mantenere quel consenso politico che caratterizza la storia di questa regione. Vito De Filippo in smagliante forma circondato dalla gran parte dei segretari regionali alleati e dai deputati Margiotta e Luongo cooptati nel listino cerca di sintetizzare in una quaranta minuti un’offerta programmatica ampia (forse troppo ampia) ragionando sui nodi cruciali. Idee e provvedimenti analizzano il contesto.
Difficile, impervio, a volte schiacciante, a causa di una crisi che ancora deve mostrare il suo ghigno più duro dalle nostre parti. Si presenta come «Un altro Sud» la Basilicata del centrosinistra. Vito De Filippo ai giornalisti ha auspicato più «virtù» per il Sud, ma non ha rinunciato a chiedere anche più Stato consapevole del dualismo che prosegue su molti temi con il governo Berlusconi aspettando di conoscere i nuovi equilibri della conferenza Stato-Regioni. De Filippo è consapevole di dover rassicurare quei settori di cittadini che da tempo hanno iniziato a distaccarsi o addirittura opporsi al Partito della Regione. Teste d’uovo e comunicatori hanno quindi hanno avvolto le proposte nel concetto di «fiducia». Con una buona lettura antropologica e sociologica la Basilicata sposa la ricetta del governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi che invita a battere la crisi «avendo fiducia e facendo la riforma».
L’annuncio dell’officina del pensiero riformista, l’etica pubblica e la nuova sobrietà sono gli scontati propositi, ma la partita non si scalderà su questioni di principio avversati dagli oppositori. Sono gli interventi che sembrano decisivi. Come quello di raddoppiare da cinque a dieci milioni il contributo della Regione alla giovane Università della Basilicata. Siamo in presenza di cifre sconosciute in Italia.
La mossa preserva l’attacco centralista sui tagli che potrebbero smantellare vecchie e nuove facoltà lucane. Anche la difesa della scuola pubblica con fondi regionali (soprattutto nelle primarie dei piccoli paesi) è argomento che troverà terreno fertile nel mondo della scuola che teme molto le innovazioni della Gelmini. Una bella prova per il neoeletto sottosegretario alla pubblica istruzione Guido Viceconte (auguri) che dovrà scalfire il Piano di dimensionamento scolastico regionale che non vuole essere “ragionieristico”.
Nella vastità dell’annuncio propagandistico ho notato delle buone intuizioni. Sui trasporti, considerato che lo Stato non investe in Basilicata, se si realizzano i 12 punti internodali nelle principali centri lucani con sistema di bigliettazione unico e orario unico integrato si può uscire meglio dall’isolamento. Servono pochi fondi e molto lavoro. La proposta è realistica. E’ politico, ma importante anche il fatto che l’acqua lucana resti un bene di natura pubblica.
Immagino che la sinistra radicale si sia fatta sentire su questo versante è bene ha fatto in tempi di liberalismo sfrenato. Non sono in grado di valutare se la legge regionale per l’istituzione di un fondo finanziario aperto sul petrolio veramente può garantire «una rendita perpetua per le future generazioni» e su questo aspetto bisogna attendere quali saranno le proposte di Pagliuca e dei suoi referenti romani.
Sulla vicenda De Filippo fa molto contare quello che disse nel confronto televisivo nazionale annunciando gli sconti attuati sulla bolletta del gas mentre il suo antagonista oggi sottosegretario non potrà fare lo stesso sull’annunciata riduzione della benzina per i lucani. Il partito Regione ovviamente non ha intenzione di aumentare la pressione fiscale. Annuncia invece un «Quoziente Basilicata» forse difficile da far comprendere alle famiglie che dovranno beneficiare di una forte rivisitazione del welfare locale che sarà finanziato con le royalties di acqua e petrolio. Non so quanto sia realizzabile il sostegno all’impresa annunciato in molti provvedimenti, mi convince invece il fatto che si voglia dare una sorta di salario sociale ai giovani che devono entrare nel mercato del lavoro e che si vuole lavorare sul ricambio generazionale dell’agricoltura. Un terreno dove Vincenzo Viti ha già tracciato un buon solco. Credo che tutti i candidati parleranno di banda larga, perché è necessaria alla modernità. Ma forse il discrimine decisivo è un altro. Quello di De Filippo che si autodefinisce «rabdomante» citando la bella storia di Arisa, la Rosalba di Pignola che la Regione mandò a studiare da Mogol con gli esiti che tutti conoscono. Se quella suggestione riesce a diventare programma di governo per i molti talenti che potrebbero realizzarsi trovando condizione di realizzazione potremmo scrivere di un altro Sud. E da buon intellettuale De Filippo in conferenza stampa ha contestato la polemica sullo “spopolamento” ricordando con i dati storici la demografia regionale e ribadendo che la denatalità è problema di aree ricche occidentale. Il meno siamo meglio stiamo di arboriana memoria può rovesciare il problema con flussi migratori di cui c’è bisogno, e che mi sembra invece elemento trascurato.
Se veramente, poi la Regione finanzierà con oculatezza e trasparenza giovani e quarantenni che intendono aprire e ristrutturare attività commerciali e diventare artigiani nei piccoli paesi lucani forse il rabdomante De Filippo potrà dire di aver contribuito ad un nuovo corso del Sud.
Gli elettori crederanno e si fideranno di queste proposte? Le prossime settimane ci faranno comprendere meglio se queste idee camminano sulle gambe degli uomini.
p.leporace@luedi.it

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