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Due trapianti di rene sono stati eseguiti, nello stesso giorno, nell’ospedale Annunziata di Cosenza dall’equipe chirurgica diretta dal prof. Bruno Nardo. Gli organi, prelevati ad un giovane donatore di Catanzaro, sono stati impiantati ad un ragazzo cosentino di 22 anni ed a un diciannovenne di Reggio Calabria. La fase di selezione dei pazienti, è scritto in una nota, è stata seguita dai dirigenti medici della Unità operativa di nefrologia diretta dal dottor Bonofiglio e fondamentale è stato l’apporto degli anestesisti guidati dal dottor Cirillo e del personale della sala operatoria.
«L’organizzazione per l’attività di prelievo – prosegue la nota – è stata perfetta, grazie all’impegno del dottor Mancini coordinatore regionale del Centro trapianti e della dottoressa Diterlizzi, coordinatrice aziendale. Gli interventi, perfettamente riusciti, hanno impegnato per una intera giornata tutte le equipe coinvolte».
Il direttore generale dell’Azienda ospedaliera, Pasquale Puzzonia, ha espresso il proprio compiacimento per «l’eccellente integrazione tra i professionisti che ha permesso l’effettuazione, con successo, dei delicati interventi, e per l’atto di generosità compiuto dai familiari del donatore».
«Si può essere solidali in vari modi – ha sostenuto – ma la donazione degli organi è il gesto più umano e più generoso. Donare i propri organi è certamente il modo migliore di dare un senso alla vita, donando ad altri una nuova speranza». Puzzonia, inoltre, ha espresso soddisfazione per l’aumento delle donazioni. Nell’Azienda ospedaliera di Cosenza, nell’anno in corso, sono stati già effettuati cinque trapianti e 39 negli ultimi due anni. «Questi dati – è scritto nella nota – stanno a significare che si sta riuscendo a vincere la diffidenza e che si sta comprendendo come trasferire gli organi da un corpo che muore ad uno che può continuare a vivere non è più un miracolo, ma una straordinaria opportunità che la scienza offre all’uomo che muore: quella di accendere una speranza in un’altra famiglia, di alleviare il dolore di altre persone, di placare mille altre sofferenze».

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