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Una ragazza di Taurianova, centro del Reggino, che aveva fatto arrestare e condannare le persone che, otto anni fa, l’avevano violentata, è tornata a rivolgersi ai carabinieri perchè ancora vittima di comportamenti persecutori da parte di parenti ed amici dei suoi violentatori. I militari, applicando la «legge Carfagna», hanno notificato sei «ammonimenti» ad altrettante persone. Nel 2002, all’età di soli 13 anni, grazie ad un coraggio fuori dalla norma, denunciò ai Carabinieri di aver subito violenze sessuali da parte di un gruppo di suoi concittadini. A seguito delle indagini svolte dai militari dell’Arma, dodici persone furono arrestate con le accuse di violenza sessuale di gruppo ai danni di minorenne, minacce aggravate, lesioni personali.
Tra gli arrestati, anche padri di famiglia e giovani del luogo. Dalle indagini venne fuori un quadro avvilente della realtà sociale in cui la giovane era vissuta. Troppi sapevano, troppi erano a conoscenza dei fatti, anche solo per «voci di paese», perchè in una piccola comunità di poco più di un migliaio di residenti, i rapporti di parentela e di amicizia legano buona parte degli abitanti. A distanza di anni la vita della giovane non è però cambiata: rimasta nel paese che in questi anni ha visto anche condannare, dalla giustizia, gli accusati dei gravissimi delitti, è obbligata a fronteggiare quotidianamente maldicenze popolari e soprusi, commessi anche da parte di parenti dei suoi aguzzini, che continuano con comportamenti vessatori e infamanti che hanno cagionato nella donna un grave stato di ansia e di paura, al punto da indurla a modificare le proprie abitudini di vita. Tuttavia la giovane, senza perdersi d’animo e con il coraggio dimostrato già molti anni prima quando fece arrestare i suoi aggressori, è tornata a denunciare la sua situazione ai carabinieri che, dopo le indagini, hanno chiesto ed ottenuto dal questore di Reggio Calabria gli «ammonimenti» per sei persone.
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