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di ROSSELLA MONTEMURRO«NON c’è un progetto serio sul futuro: sono dieci anni che il personale del tribunale si riduce e non viene rimpinguato. I concorsi non vengono indetti dalla fine degli anni Ottanta. L’area penale dal 2003 ad oggi ha sei unità in meno. Il contenzioso penale e civile è aumentato, affiorano sempre nuove istanze.
La digitalizzazione del processo non è mai partita davveri: insomma, siamo trattati alla stregua dell’ultima ruota del carro».
Dalle parole di Rocco Rivelli, cancelliere presso la Procura della Repubblica, emergono solo alcuni dei motivi alla base dello sciopero a sostegno dei lavoratori dell’amministrazione giudiziaria proclamato da Fp Cgil, Uil Pubblica Amministrazione, Flp e Rdb Cub.
Una protesta, aggiunge Rivelli, strettamente legata alla condizione critica degli operatori del sistema giudiziario.
«Nel tribunale di Matera – gli fa eco Michele Ruggieri, ufficiale giudiziario – i problemi riguardano sia le strutture, non adeguate al servizio che svolgiamo, sia il personale. Negli anni Ottanta, quando il tribunale è stato progettato, erano stati previsti gli spazi per ubicare un bar e una banca ma non quelli per gli ufficiali giudiziari. La banca fu istituita in un secondo momento e, nell’attesa, furono ubicati i locali per l’ufficiale giudiziario: siamo stati relegati in una stanza quattro per quattro in un tribunale nuovo».
Nel corso del tempo, i problemi non si sono risolti: «Proprio per le funzioni particolari che svolgiamo sarebbe necessario avere una stanza singola. Invece i colloqui sono effettuati alla presenza di altri colleghi. Qualche anno fa, inoltre, per la scarsa luminosità e areazione, fu segnalata all’Azienda Sanitaria l’insalubrità dei locali. Furono inviati i tecnici del ministero del Lavoro: dichiararono che i locali erano inadatti all’attività lavorativa permanente.
Altro problema pluridecennale è l’utilizzo della nostra auto per svolgere il servizio. In realtà dovremmo utilizzare i mezzi pubblici ma sarebbe impossibile per un’attività come questa.
In più, non si vuole riconoscere all’ufficiale giudiziario il diritto ad avere un orario di lavoro ben determinato ma si lascia tutto all’indeterminatezza, come se dovessimo lavorare 24 ore al giorno».
A Matera gli ufficiali giudiziari sono sette più due distaccati (uno a Roma e uno a Lecce). Quattro più un applicato, invece, gli operatori: «Avremmo dovuto essere 15 ma alcune unità sono state soppresse perchè la pianta organica è legata alla riqualificazione del personale», conclude Ruggieri.
Si registra, insomma una diminuzione del personale a fronte di un aumento dell’attività lavorativa sia in termini oggettivi che qualitativi.
Stessa storia negli uffici del giudice di pace, come spiega Rocco Simone, operatore giudiziario del Giudice di pace di Matera: «E’ un ufficio nato per sveltire le cause ma attualmente i tempi sono gli stessi del tribunale. Nonostante l’aumento di competenze, con l’aggiunta del procedimento penale, il personale è ridotto: di sei giudici sono presenti tre amministrativi e un solo cancelliere. E’ una realtà drammatica se pensiamo alle migliaia di cause per il Telepass e, più recentemente, a quelle per viale Italia. I carichi di lavoro sono triplicati sia per le pendenze sia per le nuove competenze».
Anche per Filomena Perrone, responsabile area penale del tribunale «la maggiore difficoltà è data dall’esiguità del personale rispetto ai carichi di lavoro».
In mattinata è previsto il presidio, dalle 9 alle 14, nel piazzale davanti al tribunale.
Fp Cgil, Uil Pubblica Amministrazione, Flp e Rdb Cub propongono la riqualificazione di tutto il personale, la ricomposizione dei profili professionali, la riforma e la modernizzazione della Giustizia, la democrazia per i lavoratori che devono poter decidere sugli accordi sindacali.
Tra le ragioni dello sciopero: «ridare speranza alla maggioranza dei lavoratori che con le proposte dell’amministrazione perdono qualsiasi possibilità di riqualificazione a partire dall’annullamento dei passaggi di area; dire no alla politica di tagli del Ministero della Giustizia, alla situazione di sfascio presente in molti degli uffici spesso privi di mezzi indispensabili per un buon andamento del lavoro; dire no alla politica di tagli del Ministero della Giustizia, che ha portato allo sfascio gli uffici giudiziari, privi di mezzi ed investimenti indispensabili ad attuare le continue riforme, a dimostrazione che si marcia in direzione opposta a quello che viene propagandato con la politica del “processo breve”».

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