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di SARA LORUSSO
POTENZA – L’attesa politica che regna a Palazzo di città, è la stessa che in questo momento lega corridoi e palazzi non solo del capoluogo. Perché se a dispetto dell’annuncio, ripetuto pubblicamente anche in una recente seduta di consiglio comunale, secondo cui il neo eletto segretario del Partito democratico, Roberto Speranza, avrebbe lasciato per opportunità e logistica l’assessorato all’Urbanistica della giunta potentina, non ha ancora trovato attuazione, è perché il quadro con cui il successivo rimpasto d’esecutivo dovrebbe fare i conti è quello delle imminenti elezioni regionali. Anticipare il cambio nella giunta guidata dal sindaco Santarsiero rispetto alle urne (gesto che però in molti attendono) lascerebbe il campo a una complicata composizione di aspettative (interne anche allo stesso Pd) che, invece, si completerebbero meglio a risultati ottenuti. Tanto i partiti minori che i singoli uomini dovrebbero fare i conti, a quel punto, con le cifre e le alleanze consolidate.
Si muove parecchio in area centrosinistra. Ma è nel Pd che le questioni da comporre sono le più disparate. A partire dalla nuova legge elettorale, varata dal consiglio regionale all’unanimità con l’abolizione del listino, che sembra non essere più un punto fermo. E’ proprio su questo tema che sembra vacillare la tenuta interna (rivendicata come esperienza lucana unica nel Sud, a dispetto di un sofferto congresso, in un recente intervento del deputato Margiotta, critico con le “ingerenze” della segreteria nazionale). E forse non è un caso che Antonio Luongo, deputato di origini diessine, in difesa di Bersani e del bersaniano Speranza, abbia pure invitato i colleghi, a lasciare prima o poi «la “fasciatura ortopedica” per addentrarci con coraggio in un processo di ricomposizione unitaria reale». Il Pd è in movimento. Dall’interno. E sulla legge elettorale il contrasto non è sottile. C’è la consapevolezza che un’eventuale valutazione negativa del Viminale su una riforma approvata in assenza di una modifica dello Statuto lucano potrebbe arrivare a elezioni già concluse, invalidandole. Ipotesi neanche così lontana stando ad alcune voci che raccontano di autorevoli e istituzionali valutazioni di tecnici vicini al ministro Fitto. Che fare? Non è un mistero che sono molti i consiglieri e i dirigenti locali del centrosinistra abbiano indicato come “azzardata” la mossa dell’abolizione. E sembra che in molti siano pronti a proporne una reintroduzione. Perplessità erano state mosse anche dal capogruppo del Pd a viale Verrastro, Erminio Restaino che aveva fatto notare l’eccessiva fretta con cui si era arrivati al provvedimento. Che invece viene difeso a muso duro da un altro ex assessore. Vincenzo Folino, sull’abolizione del listino, si è speso un bel po’: ripristinarlo adesso non è certo ipotesi per lui plausibile. Come spiegarla all’elettorato?
Ma che la contesa sul tema non sia facile da sbrogliare è testimoniato dal fatto che c’è chi ne individua scenari futuri. Pare che l’ex senatore Romualdo Coviello, in sede di direzione regionale, sabato scorso, abbia ipotizzato che proprio l’irregolare modifica della legge elettorale sia stato il preludio (volontario) alla messa in discussione della leadership del governatore uscente. Di lì, in sei mesi, con il veto ministeriale, si potrebbe tornare a votare. Anche se proprio sulla ormai consolidata candidatura di De Filippo e sulla volata alla sua vittoria le opposizioni interne sembra sia siano fatte molto deboli.
Ritirare adesso la scelta fatta in aula, ripristinando il listino, sarebbe passo impopolare. Ma se questa fosse la scelta meno rischiosa – per non vedersi invalidare le elezioni a urne chiuse, né sfugge che la decisione è in capo a un Governo di segno opposto – non sarebbero pochi quelli che richiamerebbero alla coerenza, magari invitando a inserire nella quota fissa donne e giovani. A molti big toccherebbe fare incetta di voti sul territorio.
E sempre in tema di votazioni e liste da comporre, al Pd anche il compito di sbrogliare la questione Alleanza per l’Italia. Sembra plausibile che proprio una lista “del presidente” potrebbe essere la collocazione ideale di molti esponenti del movimento rutelliano, oltre che di personalità democratiche.
Resterebbero fuori i Dec che scioglieranno il nodo alleanze nell’assemblea convocata per lunedì prossimo nel capoluogo. Nonostante i contatti con il centrosinistra, gli uomini di Falotico non hanno digerito il veto personale sull’ex assessore. Se un posizionamento di centro potrebbe essere collocazione naturale, resta lo sguardo al centrodestra, se non altro per continuare in coerenza il percorso avviato alle recenti amministrative.
Resta ancora un nodo da sciogliere a Matera. Lì le amministrative sono a un passo e la scelta del candidato sindaco sembra avere troppi protagonisti. L’auto-candidatura di Maria Antezza, potrebbe, però, fare della senatrice la candidata (istituzionale e spendibile) utile a sciogliere l’empasse. Salvo il metodo delle primarie non venga in salvataggio.

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