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di ANTONELLA CIERVO
MATERA – IL 2 novembre del 2003 aveva inferto otto coltellate ad un giovane, Claudio Spagnuolo, ferendolo gravemente.
Mercoledì il tribunale di Matera ha concluso quella vicenda condannando Antonio Giangipoli a sei anni di reclusione, oltre al pagamento delle spese processuali.
Nel tardo pomeriggio di quel giorno, Spagnuolo, che aveva finito di lavorare come muratore, si trovava con la fidanzata in piazza della Costellazione quando barcollando, giunse Giangipoli che urtò la ragazza. Dopo i l commento di Spagnuolo («Antonio, non spingere assai – poche spinte…», l’uomo invita il ragazzo a seguirlo per un chiarimento ma per tutta risposta si sente dire: «Un’altra volta, quando siamo soli io e te». Una reazione che ottenne l’effetto di una vera e propria provocazione. Giangipoli rispose con un ceffone in pieno volto avviando, di fatto, la litea cui il giovane Spagnuolo risponde con un pugno. Dalle parole ai fatti e così spunta il coltello che Antonio Giangipoli usa per sferrare la prima pugnalata al fianco del giovane. Il colpo è talmente forte che Spagnuolo perde quasi i sensi e non avverte gli altri sette che gli vengono inferti uno dopo l’altro. In una pozza di sangue e grazie all’intervento di alcuni passanti (che evitano che Giangipoli dia il colpo fatale al suo rivale) il giovane viene trasportato d’urgenza da un amico all’ospedale dove le sue condizioni appaiono talmente gravi da richiedere l’immediato trasferimento in sala operatoria. Al Pronto soccorso arriva anche Giangipoli per farsi curare alcune ferite da taglio ad una coscia e alla mano, risultato della violenza con cui ha colpito.
Le conseguenze di quella vicenda si sono protratte per ben nove mesi al termine dei quali Claudio Spagnuolo è potuto finalmente tornare al lavoro.

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