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di FABIO AMENDOLARA
POTENZA – Quando il pm Henry John Woodcock priva della libertà Vittorio Emanuele di Savoia Luciano Regolo è ancora il direttore di Novella 2000. Per gli investigatori in quel processo “è un teste chiave”. Ma per la procura di Potenza è stato anche una specie di consulente tecnico. Perché, quando in alcune telefonate intercettate è spuntato il nome di Fabrizio Corona, ha accompagnato per mano gli investigatori nel mondo del gossip. Le verità di Regolo, per gli investigatori «sommarie informazioni testimoniali», riempiono una decina di pagine di verbali. L’inchiesta che porterà Corona in carcere è racchiusa in un capoverso. Poche parole. Che, però, accendono la curiosità di Woodcock. «La soffiata di Regolo portò la nostra attenzione sulla tentata estorsione a Lapo Elkann», ricorda un investigatore. Woodcock vuole vederci chiaro e convoca Marco Durante. Torinese, classe 1962, vivi occhi azzurri, elegante. E’ a Potenza per la prima volta nella sua vita. Il palazzo di giustizia è preso d’assalto da cronisti e fotografi. Sono i giorni del Riesame e tutti aspettano Vittorio Emanuele. Durante passa inosservato. Resta un paio d’ore nell’ufficio di Woodcock e, fuori, nessuno si accorge di nulla. Il magistrato è nel suo ufficio, in compagnia del suo braccio destro, l’ispettore Pasquale Di Tolla, un investigatore della Squadra mobile che accompagna Woodcock in tutte le sue avventure giudiziarie e che sembra essere uscito da una fiction poliziesca. I due cercano di mettere il testimone a suo agio. Durante non era mai stato negli uffici di una procura prima e appare nervoso. Per scioglierlo gli investigatori si fanno raccontare un po’ della sua vita. Dalla ristrutturazione della storica “Publifoto Torino”, fondata da Vincenzo Carrese e Silvio Maresca, a “La Presse”, la società che oggi Marco Durante gestisce col fratello Massimo. Arrivano al dunque. “La Presse” ha una serie di contratti in esclusiva. Cura l’immagine fotografica per la Juventus, il Torino, la Lazio e anche per la Fiat. Ecco perché quando Corona ha tentato di ricattare la famiglia Agnelli, approfittando del dramma di Lapo Elkann, è stato chiamato proprio lui per gestire la situazione: «Mi hanno chiesto di capire cosa avesse esattamente in mano Corona», spiega a Woodcock. E racconta di quel «maledetto» lunedì di ottobre in cui Lapo è finito in coma al Mauriziano. «Alle dieci di sera – si legge nei verbali – mi chiama la Fiat, e precisamente il capo dell’ufficio stampa: “Dobbiamo vederci subito”». L’appuntamento è in un ufficio del Lingotto. A telefono, in viva voce, c’è la famiglia di Lapo. «Cosa volevano da lei?», chiede Woodcock. Durante risponde: «Mi hanno chiesto chi fosse Corona. Ho risposto che era un paparazzo». E’ a quel punto che dalla Fiat gli chiedono di intervenire. Racconta Durante: «Sapevano che Corona voleva vendere del materiale di Lapo alla Rai. Quella storia del transessuale». Gli investigatori insistono: «Quella che abbiamo visto in tv e su tutti i giornali?». Durante: «Esatto. Quella stessa sera chiamai Corona. Mi disse che il transessuale aveva un contratto di esclusiva con la sua agenzia, per video, foto e interviste in cui avrebbe raccontato di quella notte con Lapo». Poi salta fuori quello che per la procura è un tentativo di estorsione. Racconta Durante: «Corona mi disse che potevamo mettere tutto a posto. Dovevamo comprare tutto noi per 200 mila euro. E così ho capito che Corona non aveva in mano nessuna fotografia, né video. Aveva solo l’esclusiva per un’intervista con il trans. Dissi tutto alla famiglia, che decise di non pagare». Per gli investigatori sono i primi riscontri a ciò che fino a quel momento erano solo sospetti. Poche settimane dopo Luciano Regolo torna da Woodcock. E si aprono altri filoni. Altre ipotesi di reato. Come quella per «il trappolone» a Eros Ramazzotti. Ecco cosa svela Regolo a Woodcock parlando di Corona: «Per esempio lui stava cercando di organizzare una specie di trappola per Eros Ramazzotti, mandandogli un modello, insomma, per sondare il fatto se lui fosse… omosessuale». «Metodo Corona», lo chiamano gli investigatori. Ma il giro si allarga. E c’è chi sostiene che ci siano altre agenzie a lavorare così. Fabrizio Pensa detto “Bicio” è uno di questi. In un lunghissimo verbale parla e sparla dei suoi colleghi. Colleghi come Max Scarfone di Photo Masi, indagato a Milano. Perché anche Vallettopoli bis, l’inchiesta condotta dal pm Frank Di Maio, è partita da Potenza. Il verbale di Bicio lo trasmette Woodcock per «competenza territoriale».
f.amendolara@luedi.it

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