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AVIGLIANO – Lui si chiama Antonio Villa, ha 53 anni, e ha un unico grande sogno: «ritrovare i suoi veri genitori». Genitori che non ha mai visto e di cui non sa più niente dal 17 novembre del 1956 quando Antonio, nato appena dieci giorni prima, fu abbandonato dalla madre. Tutto questo è avvenuto a Ischia, l’isolotto campano dove l’uomo è nato.
Da quel lontano 1956 per Antonio è cominciato il calvario. Fino al compimento dei 18 anni è passato da un istituto a un altro. Prima la “Real casa Annunziata”, poi l’orfanotrofio di Santa Maria di Portosalvo, quindi l’Istituto dei “Colli Aminei” di Napoli e infine, siamo al 1977, all’hotel Flora di Ischia, proprio l’isola da dove tutto ha avuto inizio.
Oggi Antonio è sposato con Anna e vive e lavora ad Avigliano. Ma nella sua vita manca qualcosa: i suoi genitori. Quei genitori a cui quest’uomo di 53 anni vorrebbe chiedere tante cose prima fra tutte il motivo dell’abbandono e il fatto che poi loro non abbiano mai sentito la necessità di cercarlo.
Necessità che, invece, non ha mai abbandonato Antonio che, cresciuto tra un’orfanotrofio e un altro, ha dovuto anche fare i conti con alcuni problemi di salute: ritardi nello sviluppo psicomotorio e un problema di dislessia.
Fino all’età di sei anni Antonio è stato ospitato a Frosinone dalla famiglia Ianni che ancora oggi «è nel mio cuore». Poi ha dovuto fare ritorno in orfanotrofio.
All’età di dieci anni entra nell’istituto dei “Colli Aminei” di Napoli dove incontra Salvatore Sileo di Avigliano che all’epoca era il direttore della struttura dove Antonio era ospitato.
Con Salvatore Antonio instaura un rapporto particolare: nel 1975 il direttore dell’istituto dei “Colli Aminei” ospita, per la prima volta, nella sua casa di Avigliano il diciannovenne Antonio.
Il rapporto tra i due non si è mai interrotto. Da quella prima visita ne sono seguite altre. Proprio durante una nuova visita a Salvatore Sileo, Antonio conosce, durante una festa ad Avigliano, una ragazza di nome Maria che sarebbe di lì a poco diventata sua moglie.
Oggi in un certo qual modo Antonio ha trovato una stabilità: ha un lavoro che gli da da vivere dignitosamente, con la sua campagna di vita è felice, ad Avigliano ha molti amici ed è benvoluto da tutti, ma nel suo cuore c’è qualcosa che manca: quei genitori che non ha mai smesso di cercare neanche per un minuto.
«Non ho mai perso la speranza – ammette – di poterli ritrovare». Ed è stata proprio la speranza, che da quel lontano 1956, ha mosso Antonio. Ha chiesto informazioni un po’ a tutti. Nella sua isola natale nessuno gli ha saputo – o voluto – dire nulla. Ma lui non ha mai mollato e con il passare degli anni ha intensificato le ricerche. Tra un informazione a un’altra Antonio si è convinto che i suoi genitori sono originari della Basilicata. Proprio la regione che lo ha definitivamente adottato. Ora Antonio Villa vorrebbe solo incontrarli per chiedere loro «il perché dell’abbandono e il perché nessuno dei due ha mai sentito il bisogno di cercarlo».
al.g.
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