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di FABIO AMENDOLARA
POTENZA – Per il pm Henry John Woodcock, il “padre” di Vallettopoli, Fabrizio Corona era un abile selezionatore. Selezionava con attenzione le vittime delle estorsioni e con altrettanta cura sceglieva le ragazze da avviare alla prostituzione con facoltosi imprenditori. Per trasferirle poi da Roma a Olbia con volo privato, ci pensavano Riccardo Schicchi, manager di pornostar, e Andrea Carboni, proprietario della villa sarda in cui le ragazze incontravano gli uomini facoltosi. Un’accusa che, secondo il giudice Luigi Barrella, non regge. E così, ieri pomeriggio, ha letto in aula il dispositivo con cui dispone il «non luogo a procedere» nei confonti del paparazzo dei vip e di altre sette persone.
In totale le persone coinvolte, secondo l’ex pm di Potenza ora in servizio alla procura di Napoli, erano 14 di cui otto accusate di associazione a delinquere finalizzata all’estorsione e allo sfruttamento della prostituzione: il principale imputato Fabrizio Corona, il suo braccio destro Marco Bonato, i fotografi Fabrizio Pensa, Mauro Tarzariol e Luca Muci, l’avvocato del foro di Milano Marcello D’Onofrio (quale concorrente esterno), il mediatore Andrea Rigante, la collaboratrice dell’agenzia “Corona’s”, Sonia Mauri e altri sei imputati accusati di specifici episodi di riciclaggio di denaro, favoreggiamento personale e sfruttamento della prostituzione: Riccardo Schicchi, Andrea Carboni, Francesco Chiesa Soprani, Massimiliano Fullin, Marcello Silvestri e Ettore Renzo Fanti. Per tutti loro Woodcock ha chiesto il rinvio a giudizio. Per loro gli atti sono stati trasferiti ad altre procure, competenti per territorio.
Tanti i vip, gli sportivi e gli imprenditori finiti nella “rete” di Corona e tanti i personaggi pubblici tra le fonti di prova indicate dal pm a sostegno della sua accusa. Da Simona Ventura a Elena Santarelli, da Flavia Vento a Manuela Arcuri a Michelle Hunkizer; da Francesco Totti a Christin Vieri ad Alberto Gilardino. Tra i verbali indicati c’è anche quello della deposizione di Barbara Berlusconi, la figlia del presidente del Consiglio che ha negato pubblicamente di aver subito ricatti da Corona e di aver acquistato liberamente alcune foto che le erano state proposte. E ancora intercettazioni telefoniche e ambientali eseguite in alcuni alberghi, nelle sale d’attesa di uffici di polizia e perfino su un aereo Alitalia in volo tra Milano e Roma. Per Woodcock la situazione era chiara: Corona avrebbe promosso e capeggiato un’associazione a delinquere finalizzata alle estorsioni. Nel corso dell’inchiesta, inoltre, l’accusa sarebbe individuato il percorso attraverso il quale circa 650 mila euro di Fabrizio Corona sarebbero stati riciclati grazie all’intervento di due collaboratori del fotografo, Silvestri e Fanti. L’inchiesta si allargò a macchia d’olio con l’intervento delle procure competenti per territorio. Dopo la prima parte dell’indagine, che portò all’arresto di Corona, infatti, le acquisizioni relative ai singoli episodi estorsivi sono state trasmesse alle varie autorità giudiziarie. A Potenza, in quanto luogo di prima iscrizione del reato, era rimasta la parte relativa all’associazione a delinquere e ad alcuni reati “satelliti”: contestazioni sempre respinte da tutti gli indagati. Il giudice dell’udienza preliminare ha dato ragione a loro.
f.amendolara@luedi.it
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