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I potentini forse non lo sanno, ma in via Leonardo da Vinci c’è un piccolo negozio che per molti lucani che vivono all’estero è un punto di riferimento, tanto che le segnalazioni ai ristoratori locali sono arrivate addirittura dall’Australia. Una bottega piccola ma carica dei sapori di un tempo, sapori che stanno dando anche occupazione ad alcuni giovani. Perché le arance le trovi anche ad agosto, i pomodori a dicembre, le melanzane e i peperoni tutto l’anno. Ma quello che pochi sanno è che l’uva fuori stagione, per esempio, arriva dalla Florida. Perché spesso i fruttivendoli, non solo non espongono i prezzi della merce, ma nemmeno i cartelli che ne specifichino la provenienza. Così, quando questi prodotti finiscono sulle nostre tavole, li troviamo insignificanti e privi di sapore, anonimi. Anonimi, perché in loro non corrispondono più i sapori di una volta, quelli della nostra tradizione. Perdendo, con essi, le nostre radici e la nostra identità. Una identità tutta lucana.
Per contrastare questa tendenza, un anno e mezzo fa, otto aziende agricole del potentino (Cancellara, Vietri, Tolve, Miglionico, alcune delle province coinvolte) si mettono insieme e costituiscono una cooperativa: “Le contrade”. L’idea nasce dalla constatazione delle difficoltà che aziende di questo tipo incontrano sul nostro territorio: lo scarso associazionismo e la sopravvivenza. La sopravvivenza di un mercato che deve combattere tutti i giorni contro calamità naturali e concorrenza internazionale. Da qui, l’idea di mettere insieme i propri prodotti e di venderli direttamente al consumatore. Decidono, quindi, di aprire anche un piccolo punto vendita nella città di Potenza, “Il contadino”. Qui troviamo prodotti freschi e secchi, conserve, formaggi, pasta, pane, olio, vino in bottiglia e in mescita. Tutto rigorosamente prodotto dagli associati. Tranne il tonno fresco proveniente da Siracusa, il parmigiano e il prosciutto di Parma «per avere – afferma Pietro Basile, unico dipendente del negozio – un bancone più ricco e che possa soddisfare maggiormente il cliente».
Il contadino, infatti, funziona come una vecchia bottega di quartiere, dove la nonna si recava per comprare le ricottine di Cancellara, per esempio, quelle «belle saporite». Le salumerie, quelle che adesso chiamiamo minimarket e che, anche in città, ancora sopravvivono. Perché, quindi, fare la spesa da “Il contadino”? «Il contadino – spiega Pietro Basile – vende solo prodotti biologici di stagione. In questo periodo, quindi, non troverete pomodori, cetrioli, per esempio. Ma funghi, bietola, broccoli, arance, per quanto riguarda il frutto fresco. Tutti prodotti che dal produttore arrivano direttamente al consumatore. Garantendo, quindi, non solo la genuinità del prodotto, ma anche un rapporto qualità prezzo. Ad esempio, vendiamo la verza a un euro». La cooperativa, dunque, ha un duplice scopo. Da un lato, «ristabilire con il consumatore quel contatto diretto e fiduciario di un tempo e portare sulle tavole lucane i sapori dei cibi di una volta. Dall’altro, ricordare che il cibo può essere prodotto con metodi naturali, attraverso il solo ausilio della terra e della coltivazione tradizionale. Dare al consumatore, inoltre, la consapevolezza che l’acquisto del proprio cibo quotidiano va fatto con cura e attenzione, avendo modo di conoscerne l’origine, i metodi di lavorazione e le ragioni del prezzo». Giudicare la loro ragionevolezza o meno, spetta solo al cliente, che ha la possibilità di acquistare i prodotti anche on line.
“Il contadino”, infatti, è in rete. Non stupisce, quindi – soprattutto per il loro attaccamento alla terra d’origine – che ne fossero già a conoscenza i tanti lucani all’estero che la settimana scorsa si sono riuniti in questi giorni a Potenza. È questa la potenza del cibo, il mezzo di comunicazione più efficace al mondo.
Anna Martino
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