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Oggi alla Camera, il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, in aula è intervenuto sulle due criticità relative alla Calabria, la bomba alla Procura di Reggio Calabria e la rivolta degli immigrati avvenuta giovedì scorso a Rosarno.
Innanzitutto, ha annunciato Maroni «Il consiglio dei ministri entro fine gennaio terrà una seduta straordinaria in Calabria per discutere e approvare il piano antimafia messo a punto da me e dal ministro Alfano».
I FATTI DI ROSARNO
Sulla questione immigrazione Maroni ha riferito: «In tante regioni, non solo del nord, il modello di integrazione dei lavoratori stranieri funziona e bene, garantendo il pieno rispetto delle norme sull’immigrazione e di quelle sul lavoro grazie anche alla collaborazione delle associazioni di categoria, degli enti locali e delle Regioni. In Calabria tutto questo non è avvenuto, per negligenze e omissioni della Regione, evidenti sotto molti punti di vista».
«Non si capisce, ad esempio – ha sottolineato il ministro – perchè in certe zone non si sia fatto uso di uno strumento comodo e poco costoso, come quello del ‘voucher’, che al nord ha consentito di regolarizzare la posizione di tantissimi lavoratori stagionali».
«Ci sono in Calabria ed in altre regioni del Sud, come la Campania e la Puglia, aree che presentano caratteristiche di rischio simili a quella di Rosarno: lì intendiamo intervenire prontamente per impedire il ripetersi di situazioni analoghe».
«Intensicheremo una specifica, coordinata e capillare attività di contrasto – ha annunciato Maroni – dei fenomeni di illegalità e sfruttamento del lavoro irregolare, specialmente in agricoltura, improntata al criterio guida della tolleranza zero. Questo è il programma di azione che il Governo intende realizzare per bonificare queste sacche di illegalità: contrastare in modo sempre più efficace l’immigrazione clandestina, il lavoro nero e ogni forma di criminalità».
Il ministro ha quindi ribadito che «i disordini di Rosarno trovano il loro fondamento in una situazione di insanabile tensione tra la comunità locale e gli extracomunitari presenti non solo lì, ma in tutta l’area e nei comuni limitrofi. Una situazione – ha aggiunto – che deriva da un grave degrado sociale che le autorità locali e la Regione Calabria, avendo le competenze specifiche per porvi rimedio, hanno colpevolmente trascurato per anni e che si è trasformato in un serio problema di ordine pubblico».
LA BOMBA A REGGIO
La bomba alla procura di Reggio Calabria è «un attentato molto grave, un vero e proprio atto terroristico di stampo mafioso, posto in essere per generare timori e paure e per reagire ai risultati del contrasto con l’aggressione ai beni criminali e la cattura di importanti latitanti». Maroni ha sottolineato inoltre: «Chi ha pensato con questo gesto di di colpire un ufficio giudiziario che sta svolgendo un ruolo importante – ha sottolineato Maroni – troverà il Governo e tutte le istituzioni dello Stato assolutamente solidali con la magistratura calabrese e coesi nel proseguire la strada intrapresa». «L’obiettivo irrinunciabile – ha aggiunto – continuerà ad esser quello di riportare quanto prima il pieno controllo dello Stato in tutto il Paese, anche in Calabria».
Maroni ha anche relazionato sulle indagini in corso relative alla bomba- Secondo quanto dichiarato dal ministro dell’Interno, gli investigatori hanno rilevato che ordigni analoghi a quello esploso alla procura di Reggio Calabria il 3 gennaio scorso sono stati utilizzati in precedenti attentati effettuati, sempre di notte, tra il 17 ed il 18 dicembre ai danni di un bar, la notte successiva ai danni dell’auto di un avvocato e tra il 22 ed il 23 contro il portone di uno stabile condominiale.
L’OPERAZIONE “NUOVO POTERE”
«L’operazione portata a termine stamattina dai carabinieri è la risposta migliore che lo Stato può dare ai gravissimi fatti avvenuti in Calabria». «E’ la dimostrazione – ha ribadito Maroni – che lo Stato c’e, continuerà ad esserci e non darà tregua alla ‘ndrangheta».

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