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I «valori di legalità e di solidarietà» sono stati «entrambi oscurati dai gravi fatti di Rosarno», e proprio «per rinnovare l’impegno comune, sempre ribadito dal Presidente della Repubblica, per l’affermazione» di questi valori, Giorgio Napolitano sarà il 21 gennaio a Reggio Calabria.
La voce del capo dello Stato si è fatta nuovamente sentire ieri, nel giorno in cui gli abitanti di Rosarno sono scesi in piazza per ribadire che loro “non sono razzisti”.
Ma di razzismo mai superato in Italia scrive l’Osservatore Romano, che senza guardare tanto a situazioni estreme, come quella di Rosarno, che non cita, afferma: «Oltre che disgustosi, gli episodi di razzismo che rimbalzano dalla cronaca ci riportano all’odio muto e selvaggio verso un altro colore di pelle che credevamo di aver superato».
Per tentare di cancellare l’immagine di paese razzista che ha cacciato gli immigrati, e che ha fatto il giro del mondo, alcune migliaia di abitanti di Rosarno (5.000 per gli organizzatori, 2.000 secondo la polizia) hanno sfilato in corteo, in testa al quale c’erano loro, i pochi stranieri rimasti in paese, «gli immigrati integrati e regolari», come li definiscono i cittadini.
«Abbandonati dallo Stato, criminalizzati dai media, 20 anni di convivenza non sono razzismo» era scritto sullo striscione di testa di una manifestazione che il comitato organizzatore definisce «silenziosa-pacifica-apartitica-civile».
MARONI IN PARLAMENTO SUI FATTI DI ROSARNO
Oggi il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, riferirà in Parlamento. Ieri invece al Viminale, anche in vista di quella audizione, Maroni ha fatto il punto insieme, tra gli altri, al capo della Polizia Antonio Manganelli, al capo del dipartimento dell’immigrazione Mario Morcone e al prefetto di Reggio Calabria, Luigi Varratta.
A parte l’apprezzamento per l’intervento delle forze dell’ordine, «tempestivo ed adeguato», sembra che nel corso della riunione sia stato sottolineata l’efficacia della task force costituita dai rappresentanti dei ministeri dell’Interno e del Welfare, e dalla Regione, per affrontare la questione non solo dal punto di vista dell’ordine pubblico, ma anche per quanto riguarda gli aspetti legati allo sfruttamento del lavoro nero e all’assistenza sanitaria.
Una task force destinata a diventare un tavolo di lavoro o, come ha detto il sottosegretario Alfredo Mantovano, «un modulo di intervento congiunto» che comprenda anche gli enti territoriali e locali, le associazioni di categoria dei datori di lavoro e dei lavoratori, da esportare eventualmente altrove per fronteggiare analoghe situazioni: Castel Volturno e San Nicola Varco, in Campania.
LE INDAGINI
A Palmi, intanto, l’indagine coordinata dal procuratore Giuseppe Creazzo va avanti. Allo stato attuale non ci sono elementi che consentano di dire che vi sia «qualcosa di organizzato» da parte della ‘Ndrangheta dietro la rivolta e, soprattutto, dietro le violenze. Ciò non esclude ovviamente che in seguito possano emergere elementi tali da cambiare il quadro investigativo o che in una «determinata fase» della guerriglia vi possa essere stato qualcosa di preordinato. È per questo che, nonostante l’inchiesta resti al momento a Palmi, il procuratore Creazzo si è sentito questa mattina con i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Reggio.
Un contributo importante potrebbe arrivare dalle immagini registrate dalle telecamere fisse: in tutta la piana di Gioia Tauro ne sono state installate circa 400, una buona parte delle quali proprio a Rosarno e Gioia. Immagini con le quali inquirenti ed investigatori sperano di riuscire a mettere a fuoco le diverse situazioni che si sono verificate ed a individuare chi e perchè si è reso protagonista della guerriglia.
E proprio dai video è arrivato un primo contributo, che ha consentito di chiarire i contorni dell’aggressione da parte di Antonio Bellocco – figlio di un esponente di spicco del clan che assieme ai Pesce controlla il territorio di Rosarno – ad un immigrato e ai carabinieri che lo avevano bloccato. In serata il gip di Palmi ha convalidato l’arresto dei tre abitanti di Rosarno accusati di avere aggredito alcuni immigrati coinvolti negli incidenti: tra di loro anche lo stesso Antonio Bellocco.
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