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Si sono conclusi con tredici condanne e due assoluzioni i quindici giudizi abbreviati a carico di altrettanti imputati coinvolti nelle inchieste della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro nome in codice «Domino» ed «Effetto domino», portate a termine a metà maggio ed agli inizi di giugno 2008 dalla Squadra mobile della Polizia di Stato contro presunti appartenenti a consorterie dedite alle estorsioni con metodo mafioso, ai danni di imprenditori della provincia catanzarese, ed in particolare del comprensorio lametino. Tra di loro, secondo l’accusa, vi sarebbero presunti esponenti delle cosche Anello-Fruci, operante nell’area dell’Angitola (VV), dei Cerra-Torcasio-Gualtieri e degli Iannazzo di Lamezia Terme (Cz), dei Passafaro di Borgia (Cz). Il giudice dell’udienza preliminare distrettuale di Catanzaro, Antonio Saraco, ha assolto dalle accuse Antonio Passafaro e Salvatore Passafaro (entrambi difesi dall’avvocato Arturo Bova). Il gup ha invece inflitto: 6 anni e 2 mesi di reclusione al presunto boss Rocco Anello, e 9 anni al fratello di questi, Tommaso Anello; 6 anni e 4 mesi a Giuseppe Fruci, e 6 anni e 10 mesi a Vincenzino Fruci; 4 anni e 8 mesi a Vincenzo Giampà; 5 anni ad Antonio Gualtieri; 4 anni a Federico Gualtieri; 4 anni e 8 mesi a Francesco Iannazzo; 4 anni a Gaetano Larosa; 5 anni a Francesco Mallamace; 5 anni e 4 mesi a Pasquale Martellotti; rispettivamente 2 anni e 8 mesi, e poi 3 anni e 6 mesi, ai due collaboratori di giustizia Francesco Pietro Galati, e Francesco Michienzi. Alle parti civili – i Comuni di Francavilla Angitola (VV) e Filadelfia (VV), la Provincia di Vibo Valentia ed inoltre Salvatore ed Armando Mazzei -, è stata concessa una provvisionale di 50.000 euro ciascuno, in attesa della liquidazione del risarcimento del danno che avverrà in sede civile. Le richieste di condanna da parte del pubblico ministero, Gerardo Dominijanni, erano state molto più alte, per un totale di 146 anni e 8 mesi di galera. Un sedicesimo imputato era stato già condannato, lo scorso 25 novembre, al termine del processo dibattimentale. Si tratta di Domenico Bevilacqua, 51enne di etnia rom più noto come «Toro seduto», considerato a capo della criminalità zingara catanzarese, cui il tribunale collegiale ha inflitto una condanna a sei anni e mezzo di reclusione.

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