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di LUIGI M. LOMBARDI SATRIANI
La notte prossima, dai camini, una vecchia, “ con le scarpe tutte rotte”, scenderà nelle nostre case e distribuendo regali, in particolare dolciumi o cenere e carbone che segnalano la punizione per le “cattiverie” e le disobbedienze infantili. Altre volte mi sono soffermato sulle modalità folkloriche che ritmano l’articolarsi dell’Epifania nei nostri paesi. Qui ricorderò soltanto il fatto che in Toscana le rappresentazioni popolari che rievocano l’arrivo alla Grotta dei Magi vengono dette befanate e sono di due tipi diversi: quelle che richiamano il viaggio dei Magi e in esse la befana si presenta come profetessa e indovina, e le befanate profane che svolgono brani simili ai bruscelli o mogliazzi, contese di una o più coppie di pretendenti che si concludono con il matrimonio. Tali tradizioni toscane, con particolare riferimento alla drammatica popolare e al folklore della Garfagnana, sono state indagate con rigore e passione etnografica dal compianto Gastone Venturelli, e oggi, da sua cugina ed erede culturale Elena Giusti E’ il momento in cui per la tradizione cattolica giungono dall’oriente i Magi, Gaspare Melchiorre Baldassarre, portando in dono al Neonato divino oro incenso e mirra. Vengono da lontano, hanno la pelle scura e indossano abiti esotici: possono rappresentare perciò il prototipo degli stranieri, ricordandoci così, che l’intersecazione delle “razze”, delle etnie e delle culture ha una lunga tradizione alle spalle. I Magi, ancora, come la befana, portano, come si è appena accennato, dei doni e questo esalta la strategia del dono, che sottolinea la centralità di questo istituto culturale sul piano economico e su quello simbolico. Malinowski nella sua famosa analisi del kula – scambio cerimoniale di braccialetti e collane tra gli abitanti delle isole Trobriand nel Pacifico occidentale – ha mostrato come l’intenso scambio di questi oggetti non abbia particolare rilevanza sul piano economico (i partecipanti a tale scambio non avranno sostanzialmente più di quanto hanno dato) bensì sul piano culturale del rafforzamento dei vincoli di appartenenza e di coesione del gruppo stesso. La stessa tesi è alla base del celeberrimo “Saggio sul Dono” di Marcel Mauss, che utilizza le ricerche sul campo del famoso antropologo. A distanza di decenni il suo nome viene usato come acronimo del gruppo interdisciplinare che sottolinea le molteplici valenze dei processi economici, Mauss (Mouvement anti-utilitariste en sciences sociales). A tale necessario intreccio di sguardi scientifici è dedicata l’ultima opera del compianto Alfredo Salsano, “Il dono nel mondo dell’utile” e a tale intreccio è stato dedicato l’ultimo convegno nazionale dell’Aisea, del quale ho riferito in questa rubrica. Essenzialità del dono, dunque, di cui dovremmo essere consapevoli al di là del sorriso che possono suscitare i regali per i bambini portati dalla stravagante vecchina, che rappresenta la sintesi di numerose divinità pagane di inizio anno. Si possono ricordare, ad esempio, “ la ninfa Egeria, divina consigliera di Numa Pompilio, il secondo dei sette re di Roma, che alle calende di gennaio appendeva una calza nella grotta della dea, per ritrovarla l’indomani piena di regali ma anche di ammonimenti e profezie. E come la dea Strenia, da cui deriva il nostro termine strenna, che in origine era il dono a base di fave, frutta secca e dolci a forma di bamboline e animaletti che i Romani regalavano ai bambini nei primi giorni dell’anno durante la festa della statuetta, la cosiddetta Sigillaria” (Marino Niola, La Repubblica, 3 gennaio 2010). Premi e punizioni che ci ricordano che le azioni possono essere misurate secondo la loro aderenza o meno a norme culturali e che, ogni società elabora comunque complessi sistemi normativi, alcuni dotati di intensa coattività giuridica. Il pluralismo degli ordinamenti giuridici è ormai una conquista scientifica sia della sociologia del diritto, della scienza giuridica e dell’antropologia giuridica: si pensi, a mero titolo esemplificativo, a Georges Gurvitch, Santi Romano, Giuseppe Capograssi, Edward Evans-Pritchard, Antonio Pigliaru, Mariano Meligrana. Anche le credenze e le usanze connesse alla notte incantata che stiamo per vivere ci possono richiamare a una considerazione problematica dell’esistenza degli altri, del complesso dei loro e nostri diritti-doveri, estremamente utile in un’epoca, quale la nostra, caratterizzata di fatto da innegabili presenze umane provenienti da tutto il mondo e da ferocia razzista, più o meno mascherata più o meno consapevole.

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