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Allo stato non c’è alcuna possibilità di riconoscimento fisico delle due persone che hanno compiuto l’attentato contro la Procura generale di Reggio Calabria.
A riferirlo sono stati i carabinieri del Reparto operativo reggino, che stano svolgendo le indagini sull’attentato.
Le immagini delle telecamere a circuito chiuso, riferiscono ancora gli investigatori, non hanno ripreso il volto degli attentatori, che indossavano caschi integrali. A questo si aggiunge il fatto che la targa dello scooter col quale i responsabili dell’attentato sono giunti sul posto risulta contraffatta e non è, quindi, distinguibile.
I video ripresi dalle telecamere, comunque, vengono sottoposti ad un esame meticoloso nel tentativo di ricavare il sia pur minimo spunto per le indagini. I carabinieri stanno valutando ed elaborando tutti i dati in loro possesso per valutarne l’utilità ai fini dei possibili sviluppi delle indagini, che al momento, comunque, non hanno registrato novità sostanziali.
Riguardo le modalità esecutive dell’attentato, gli investigatori parlano di «gesto dimostrativo», a prescindere dalla reale pericolosità dell’azione, per lanciare un preciso messaggio all’ufficio di Procura generale in relazione ad alcuni procedimenti pendenti.
Un’intimidazione, dunque, diretta ai magistrati che si stanno occupando dei processi in appello contro affiliati alla ‘ndrangheta e dei ricorsi sui sequestri e confische di beni disposti in primo grado dal Tribunale di Reggio Calabria.
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