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di JOHN FRANCIS LANE
Sono rimasto sbalordito nelleggere cheil presidente del Consiglio italiano ha voluto suggerire ai suoi sostenitori di fare come regalo di Natale una tessera d’iscrizione al suo partito. Pur riconoscendo che questo poco felice consiglio natalizio sia probabilmente dovuto al delirio risultato dalla brutta aggressione che ha subito a Milano subito dopo aver festeggiato l’inizio della campagna di tesseramento del partito, da cui senz’altro tutti noi auguriamo una veloce ripresa, chi scrive non ha potuto fare a meno di ricordare una battuta di un altro italiano meno illustre forse ma sempre protagonista della storia italiana contemporanea, Nando Dalla Chiesa, anche lui parlamentare di qualche legislatura italiana di questi ultimi anni. La sua battuta, apparsa in un suo libro “Delitto imperfetto”, pubblicato nel 1982, due anni dopo la brutale aggressione che ha risultato nella morte del padre e la giovane moglie, era “Finché una tessera di partito conterà più dello Stato non riusciremo a battere mai la mafia”. Questa battuta l’ho pescata in questi giorni dopo aver letto il libro più recente pubblicato dallo scrittore e politico intitolato “Album di famiglia” (Einaudi, pagine 194) che mi permetterei di consigliare invece come regalo di Natale, anche perché racconta in modo lucido e commovente ma con molte polemiche personali, la storia, anzi le storie, di quattro generazioni di una famiglia esemplare italiana. Il libro, dedicato “ai miei Gracchi”, potrebbe piacere in modo particolare in questi giorni anche perché tra le “trentacinque tessere” (altro genere di tessere!) “apparentemente disordinate per comporre un mosaico in cui tutto svela alla fine una sua coerenza”, come scrive l’autore nel suo prefazio, ne ho trovato una intitolata “Il presepio” dove racconta come il padre Carlo Alberto gli ha insegnato ad amare e anche rispettare questo rito natalizio della famiglia italiana. E anche se nel 1968, in pieno clima di contestazione a Milano dove studiava, quando andò a Palermo per Natale ha voluto fare il “presepio della contestazione” che ha avuto l’approvazione del padre soltanto perché ha voluto inserire titoli dei giornali che parlavano sia del Vietnam sia di Praga, così “dimostrando equidistanza politica” tra gli aggressioni degli Stati Uniti e dell’Unione Sovietica. Ora, come padre di famiglia, Nando dice che sta insegnando al proprio figlio (che si chiama come il nonno Carlo Alberto) come valorizzare il presepio tradizionale della famiglia, ricordando da chi fu comprato ogni pezzo. Confesso che anche se come inglese di famiglia protestante il presepio non ha fatto parte dei miei ricordi di infanzia, dopo mezzo secolo residente in Italia ho imparato anch’io ad apprezzare il rito del presepio di famiglia, soprattutto quando ho passato il Natale al Sud. Ma anche durante i tanti anni a Roma dove lo stesso Nando Dalla Chiesa, diventato deputato e quindi residente con la sorella Simona nella capitale ha trovato a Piazza Navona le figurine in ceramica che ormai sia a Milano che a Palermo si trovava soltanto in plastica e ha trovato “anche la muschia fresca”. Negli anni, quando avevo la fortuna di frequentare Eduardo De Filippo, mi ricordo che ho imparato molto da lui sulle tradizioni di Natale. Naturalmente ho visto lui nella sua messinscena di “Natale in Casa Cupiello” con Luca che interpretava il figlio Nennillo a cui non piaceva ‘o presebbio. Ho visto molte opere di Eduardo tradotte in inglese, più o meno bene, ma so che l’unica volta che è stato rappresentato su un palcoscenico britannico Natale in Casa Cupiello, fu in un teatro di Liverpool, la città dei Beatles ma anche una città prevalentemente cattolica dove l’importanza del presebbio poteva essere apprezzato in un’edizione tradotta appunto nel dialetto locale. In questi giorni, in seguito a questo mio rinnovato interesse per il presepio ho fatto un giro del centro storico di Rende dove ho passato quasi tutti i Natali di questi ultimi trenta anni anche quando abitavo ancora a Roma e mi ha fatto molto dispiacere constatare che di presepi per questo Natale 2009 ce n’erano pochi, nessuno nelle chiese principali. Ho voluto tirare fuori il VHS con un filmato che amici rendesi mi avevano girato nel 1990 dove facevano vedere sulla strada in salita a Rende la modesta casa di un contadino vicino a un campo con le capre dove si poteva visitare un meraviglioso presepio artigianale con luci, acqua e fuoco attorno alla grotta, e un meccanismo di funzionalità degno di operatori con grandi mezzi a disposizioni mentre questo contadino aveva fatto tutto da solo e con pochi soldi. E fuori all’ingresso spiccava un segno “Offerte non accettate” mentre nelle visite alle altre chiese rendesi il mio regista-operatore aveva fatto notare in primo piano che invece campeggiava in evidenza la richiesta di offerte. Oggi la casa del contadino è abbandonata. Magari ci sarà anche dalla nostra parte qualche altro padre sessantenne come Nando Dalla Chiesa che voglia insegnare al figlio come valorizzare la tradizione di ‘o presebbio. Nel libricino di questo simpatico uomo del Sud che un giorno Umberto Bossi insultò chiamandolo “Nando dalla Cosa Nostra”, si possono trovare molte altre lezioni buone per questo Natale 2009 su “come camminare con gli altri e come stare in quella che talvolta con troppo deferenza chiamiamo la Storia”.
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