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di SARA LORUSSO
POTENZA – La prima conferenza di fine anno della seconda amministrazione Santarsiero arriva in un contesto particolare. E ci va giù chiaro, il sindaco riconfermato da pochi mesi, quando spiega che lo scenario di difficoltà lamentato dagli enti locali non è “campato in aria”. «Con forza, i comuni – per un po’, nella premessa, raccoglie anche le vesti del presidente Anci di Basilicata – stanno facendo sentire la propria voce per rivendicare un ruolo che è riconosciuto dalla Costituzione e che è l’ambito di sviluppo fondamentale, quello di diretto contatto e impatto sui cittadini». Così, tanto per essere chiaro, precisa che «che non è certo l’amministrazione locale il nodo degli sprechi». Quelle su cui siedono, giura, «sono sedie scomode», le prime a essere prese di mira «per i piccoli o grandi problemi» dei cittadini.
Poi lo sguardo va su Potenza che – parte da qui nel raccontare il futuro di questo secondo mandato – vivrà, «in continuità l’anno della svolta». La base di partenza – non ha mai negato di farne un punto di merito dello scorso mandato – il nuovo regolamento urbanistico e il piano strutturale metropolitano che «disegnano il modello del futuro sviluppo della città». Da un lato il capoluogo che si apre a «un modello più equo nella programmazione del territorio», con un piano di case popolari che arriverà, tra alloggi già consegnati e da realizzare, a 600 case popolari, con i privati che «dovranno prima costruire la strade, poi i palazzi. Francamente, non è mai accaduto nella storia di questa città». E poi c’è il piano strutturale metropolitano, che al momento è solo agli albori, e che mette insieme il capoluogo e il suo hinterland: programmazione di area vasta, servizi in comune, distribuiti sul territorio evitando inutili duplicazioni. Ma servirà altro tempo per trovare la quadra. Nel frattempo le priorità elencate vanno dal verde pubblico («che proprio con il Ru assume straordinaria rilevanza») e il risparmio energetico che tocca gli impianti sportivi e la futura installazione di impianti fotovoltaici. Quanto ai rifiuti, “l’urgenza” è la trasformazione dell’Acta in una società per azioni, «ma tutta pubblica», almeno finchè il termine di legge non renderà obbligatorio l’ingresso dei privati. E’ chiaro che «la differenziata non ci soddisfa. Obiettivo, 35 per cento». La mobilità occupa un po’ più spazio nella conversazione: da un lato la candidatura (che comunque potrebbe trovare copertura con fondi Pisu) a un bando ministeriale da 20 milioni di euro sulla linea di metropolitana leggera; dall’altro i due cantieri «che più hanno fatto soffrire i cittadini». Ma per il Nodo ospedaliero e quello del Gallitello, la consegna sembra arriverà proprio nell’anno della svolta: cinque mesi per consegnare il primo, 450 giorni per il secondo. Per piazza Prefettura, resta l’appuntamento con l’assemblea pubblica in cui presentare il progetto rimodulato. Se poi si riuscisse a vendere il tribunale, sarebbe una bella «boccata d’ossigeno per le casse povere, ma sane, stritolate anche dal patto di stabilità i cui criteri – non è stato esente neanche il governo Prodi – ci costringono ad avere risorse che non si possono spendere per mantenere un certo saldo di cassa». E in sede Anci, tanto per ribadire la premessa, «anche i sindaci leghisti hanno protestato». Scuola e riordino, comitati quartiere, rete fognaria per le contrade e servizi sociali. Ultimo passaggio, «sulle gioie e dolori della cultura che difendo strenuamente perchè crea “identità” e inserisce il capoluogo in importati circuiti nazionali». Presto la sua giunta subirà almeno una variazione (l’assessore all’Urbanistica, Roberto Speranza, segretario regionale del Pd, ha annunciato le dimissioni, ndr). Nel frattempo, Santarsiero pure riconosce gli «errori e le mancanze», i piccoli drammi quotidiani che non trovano risposta, i ritardi. Ma i «programmi camminano sulle idee» e sulle consapevolezze. Anche queste fanno parte, forse, della svolta cittadina.

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