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«Già i riggitani se avevano i c… di sotto dovevano sistemarli in macchina, con due pistole qua e di dirgli ce ne stanno altri due davanti casa di tua madre… vai e firma adesso. Però non ebbero i c… di farlo». Così parlava Cosimo Virgiglio, una delle persone arrestate ieri nell’operazione dei carabinieri contro le cosche di Gioia Tauro, durante una fase di stallo delle trattative, poi andate a buon fine, per acquisire un lussuoso complesso alberghiero alle porte di Roma, il «Villa Vecchia». Virgiglio, considerato il principale referente economico della cosca Molè, è l’amministratore di una società di import-export nel porto di Gioia Tauro, grazie alla quale aveva stretto, per conto della cosca, un accordo con i cinesi per far diventare il porto calabrese, la via di ingresso delle merci contraffatte provenienti dall’oriente. E per conto della cosca stava trattando per acquisire «Villa Vecchia», a Monte Porzio Catone (Roma). Un affare che stava particolarmente a cuore al boss Rocco Molè, ucciso in un agguato il primo febbraio 2008, di cui Virgiglio era un fido collaboratore, ma più in generale a tutta la famiglia. Virgiglio si riferiva ad Angelo Boccardelli, anche lui arrestato, che insieme ad altre due persone era interessato alla società proprietaria della struttura alberghiera. Quando tra i due scoppiano dissidi, Virgiglio ritiene che l’atteggiamento spavaldo dell’altro sia dovuto, scrivono i pm, «alla sicurezza di poter contare sull’appoggio criminale dei Bellocco» di Rosarno, ai quali imputa uno stallo nella trattativa. Al che, parlando con un altro indagato stigmatizza la mancata intimidazione ai danni di Boccardelli da parte dei Molè. Intimidazione che, rilevano i magistrati, avverrà comunque più avanti nel tempo. Che Virgiglio sia riconducibile ai Molè emerge da una conversazione con un altro indagato, anche questa intercettata. Spiegando i motivi della preferenza accordata ai Molè rispetto a quella dei Pesce, l’uomo dice: «Tu parli con loro, parlano di titoli, parlano di acquisti di banche, parlano di finanziarie, di società per azioni, di investimenti all’estero». E di Rocco Molè aggiunge: «Rocco fra i tanti fratelli è il grande fratello». Una frase che testimonia, secondo gli inquirenti, lo spirito imprenditoriale della cosca.

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