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La Corte dei conti, Sezione regionale di controllo per la Calabria, ha presentato questa mattina «l’analisi su un consistente gruppo di comuni in ordine alla gestione del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, anche con riferimento alla costituzione e al funzionamento delle società miste e degli Ato». Dalla analisi emerge la «disattenzione» da parte del legislatore regionale per i problemi riferiti alla gestione dei rifiuti solidi urbani in Calabria.
Nella relazione del magistrato Quirino Lorelli sono stati evidenziati i dati di una indagine durata oltre due anni, prendendo in esame i dati di 50 comuni calabresi, pari al 51% della popolazione, oltre alle politiche pubbliche condotte dalle cinque amministrazioni provinciali, dall’Ufficio del commissario per l’emergenza ambientale e dalla Regione.
Il bilancio finale non è per nulla positivo, a partire dai richiami che il magistrato Lorelli ha rivolto agli enti locali per «la mancanza di collaborazione». Secondo la Corte dei Conti, «nonostante da oltre dieci anni il sistema dovesse essere gestito dagli Ato, questi, eccezion fatta per quello di Cosenza, non sono mai divenuti operativi».
Nessuna informazione è stata acquisita in queste strutture, così come «pochi sono stati i riscontri presso le amministrazioni provinciali e la stessa Regione Calabria, anche perchè tali soggetti – scrive il magistrato relatore – hanno frequentemente richiamato l’esistenza di un regime commissariale che li solleverebbe da oneri gestionali e di responsabilità politica e amministrativa». Una posizione non condivisa dalla Corte dei conti che, infatti, evidenzia come «la competenza legislativa regionale non è, ovviamente, in6taccata o ridotta dall’esistenza del decennale stato di emergenza il quale, pur limitando le competenze gestionali, non intacca quelle legislative che non possono essere oggetto di abdicazione».
D’altronde, aggiunge il magistrato relatore, «se si leggono gli atti di commissariamento della Regione nel settore rifiuti, tra le norme derogate non figurano quelle inerenti le competenze legislative, programmatorie, di indirizzo, onde, deve ritenersi,. Eventuali carenze o inerzie regionali, provinciali e comunali non possono essere imputate al commissariamento del settore». Per quanto concerne l’Ufficio del commissario, la magistratura contabile ha sottolineato che sono state presentate alcune deduzioni alla relazione da parte dello stesso ufficio. «Va apprezzata l’attività posta in essere dall’attuale commissario», con le controdeduzioni che danno «amaramente atto della quasi totale carenza di cooperazione da parte delle amministrazioni locali».
Rispetto al ruolo degli Ato, la Corte dei conti ha ricordato come «la soppressione formale degli Ato non sia avvenuta o che agli stessi, si siano sostituite nuove strutture burocratiche, le Autorità d’ambito». Secondo il magistrato relatore, invece, la soluzione migliore sarebbe quella di «affidare le funzioni alle Province che assumerebbe un ruolo attivo e fondamentale in materia di gestione e di controllo delle attività di gestione dei rifiuti». La gestione del settore rifiuti e le carenze registrate risultano, a parere della Corte dei conti, anche rispetto ai piani rifiuti del 2002 e del 2007, anche e soprattutto rispetto alla ridotta capacità di fare crescere la raccolta differenziata, e dalla carenza di una legge regionale organica. Problemi a cui, almeno in alcuni aspetti, si sono susseguite possibili soluzioni. «Pare essersi registrato – scrive Lorelli – un mutamento nella programmazione da parte del commissario: se nel 2006 veniva fortemente caldeggiato dal commissario il raddoppio del termovalorizzatore di Gioia Tauro, le scelte adottate nel 2009 paiono orientate verso l’ampliamento delle discariche esistenti». Altra nota critica è stata espressa dal magistrato relatore sulla «sostanziale inadeguatezza di alcune società che gestiscono i sottoambiti». E rispetto alle liquidazioni o ai fallimenti di alcune di queste Spa, «ciò è avvenuto – scrive Lorelli – per lo più senza particolari opposizioni da parte degli amministratori locali». Tra l’altro, «si pone il problema di comprendere se le scelte gestorie delle Spa miste siano state rispettose dell’interesse pubblico». Da parte del magistrato che ha guidato l’indagine, sono state sollevate alcune possibili soluzioni: l’aggiornamento del piano regionale; l’adozione di una legge organica; la previsione di limiti quantitativi massimi di conferimento in discarica; l’aggiornamento del piano regionale delle bonifiche e il loro relativo avvio; la determinazione dei costi e delle tariffe; lo sviluppo della raccolta differenziata «porta a porta»; la revisione dei contratti di servizio e delle convenzioni; la predisposizione di gare per gli affidamenti a livello comunale, provinciale o di ambito».
La RACCOLTA DIFFERENZIATA
Questa particolare modalità di raccolta dei rifiuti solidi urbani, in Calabria, stenta a decollare e difficilmente potrà rispettare gli obiettivi di raccolta previsti dal piano regionale sui rifiuti. Anche in questo caso è critica l’analisi della Corte dei Conti in ordine alla gestione del servizio rifiuti.
Nella relazione del magistrato Quirino Lorelli è stato posto in risalto il fatto che per il 2008 la differenziata è ferma al 12,33% e non sono stati rappresentati miglioramenti per l’anno 2009.
«La raccolta differenziata per società mista e sottoambito – scrive il magistrato relatore – spazia in Calabria dal dato migliore per il 2008 della società Presila Cosentina Spa, con il 25,49% di differenziata, allo 0% delle società in crisi come Appennino Paolano, Proserpina, il Pollino, salvi i casi in cui singoli comuni si siano auto organizzati al di fuori della logica del sottoambito. Quanto alla situazione di singole città, come il capoluogo di provincia Cosenza, affidato alla Valle Crati Spa in liquidazione, ogni commento alle immagini che quotidianamente scorrono sui media – sostiene Lorelli – appare superfluo». Nella regione la produzione di rifiuti solidi urbani, rispetto alla media per abitante, è nel 2008 di 468,78 chilogrammi annui, in discesa rispetto al 2007 che registrava 533,35 chilogrammi. «In Calabria – riferisce ancora l’indagine della Corte dei conti – la produzione annuale 2007 sarebbe pari a 943.205 tonnellate, mentre se si moltiplica la media pro capite 2007 per il numero di abitanti complessivo, si ha un valore di 1.070.466,51 tonnellate». Questo, secondo la relazione della magistratura contabile, evidenzia che «i quantitativi pro capite e quello complessivo, non sempre coincidono con quelli indicati nel rapporto dell’Osservatorio rifiuti 2008».
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