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«Giustizia e potere non possono coincidere, in quanto la giustizia, per realizzarsi, si mette contro i poteri». Comincia così il libro-intervista dell’ex pm di Catanzaro e adesso eurodeputato di Idv Luigi de Magistris curato da Sergio Nazzaro. Nel volume (381 pagine, Editori Riuniti), de Magistris spazia su vari argomenti, da Berlusconi alle intercettazioni, dalla Costituzione ai migranti, ma con la Calabria e la sua esperienza di magistrato sempre in sottofondo. Parlando delle inchieste avviate e che poi gli sono state tolte, Poseidone e Why not, de Magistris dice di «non essere stato eliminato fisicamente perchè ho lavorato nel 2006, 2007 e 2008, se avessi fatto le medesime cose nel ’91-’92-’93 sarei stato ammazzato probabilmente. Adesso la mafia è più forte e non ha esigenza di ammazzare e anzi sarebbe stato controproducente, però c’è stato un momento dove ho temuto. Ma non avevo paura, anche se lo avevo messo in conto». La Calabria, dice de Magistris, che «è stata per eccellenza un laboratorio criminale , con fortissimi agganci a Roma ed in altre parti del territorio nazionale». Un laboratorio esistente in generale da tutto il Meridione, nel quale si realizzano «le forme più contemporanee e pericolose di intrecci tra mafia, borghesia mafiosa, politica, istituzioni, pezzi delle forze dell’ordine, governi occulti, P2. D’altra parte vedo una nuova questione meridionale che comprende tutta quella parte di società che vuole ricostruire un piano politico per ripartire e cercare un’alternativa anche al berlusconismo». Alla Calabria, alla quale è dedicato un capitolo, de Magistris dice di avere dato «tantissimo, forse gli anni migliori della mia vita, ma ho anche ricevuto tanto in affetto. Quelle centomila firme raccolte in 15, 20 giorni a sostegno di un forestiero, dato che i calabresi sono spesso pregiudizialmente negativi nei confronti di chi non è calabrese, sono il segno che mi hanno anche in qualche modo adottato».

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