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FATTA la legge, trovato l’inganno.
Devono aver pensato così i titolari un’impresa di Matera, con capitale del nord Italia, specializzata in lavori di costruzioni di grandi opere.
Per evadere i versamenti Irap (l’imposta regionale sulle attività produttive) avevano messo a punto uno stratagemma apparentemente infallibile: far risultare grand parte della manodopra, come impiegata all’estero.
In questo caso, infatti, viene meno la territorialità e l’imposta non deve essere versata, perchè la produzione avviene al di fuori dei confini regionali.
Un escamotage che, però, non ha convinto gli uomini del Nucleo di Polizia Tributaria di Matera che hanno controllato e scoperto un’evasione all’Irap con un’imponibile pari a 101 milioni di euro con un’imposta di 4.300 mila euro (che in base alle sanzioni previste dovrà essere versata al fisco nella misura del doppio).
Gli uomini delle Fiamme gialle hanno recuperato una piccola parte delle tasse inevase, circa 322 mila euro di costi non deducibili.
Toccherà alle autorità competenti, ora, rivalersi per la somma evasa sui vertici della società con un sequestro conservativo.
Il metodo messo a punto avrebbe consentito all’impresa di evitare di incorrere in reati penali, risparmiando al tempo stesso una cifra considerevole.
L’azienda, a quanto pare, particolarmente attiva nelle opere pubbliche, contava di evitare i controlli probabilmente anche grazie all’attività che la impegnava e che si immaginava potesse giustificare il ricorso al lavoro all’estero per poter portare a termine i lavori.
L’attenzione del nucleo polizia tributaria, però, si muove ormai su differenti piani e dunque l’aspetto legato ai metodi per eludere i versamenti delle imposte passa attraverso una serie di controlli minuziosi, difficili da evitare e superare.
Si è giunti, così alla clamorosa scoperta di un’evasione silenziosa ma economicamente così rilevante da far pensare che l’attività fosse in atto già da tempo.

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