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di ROCCO PEZZANO
QUINDICI giorni appesi a un filo. I precari della Regione Basilicata – dovrebbero essere 166 – non sanno se i loro contratti, tutti in scadenza il 31 dicembre prossimo, potranno festeggiare l’anno nuovo con un rinnovo.
I sindacati si muovono su due fronti: assistere i precari che a breve potrebbero perdere il proprio reddito ed evitare che nel futuro si formino ancora sacche di precarietà, con le aspettative e i disagi che comportano.
«Non si tratta di una battaglia – spiegano – ma di una rivoluzione: fissare dei criteri oggettivi e trasparenti in base ai quali si possa lavorare con la Regione solo attraverso selezioni pubbliche e parametri uguali per tutti. Basta con i canali preferenziali e le scelte personali e arbitrarie che creano ingiustizie e tensioni». Il fatto che a dirla sia un sindacalista senza none e cognome è perché le sigle vogliono andare avanti in maniera compatta e senza personalismi.
Ma il tentativo di rivoluzione che il sindacato vuole mettere in campo ha un nemico: le prossime elezioni regionali. E il nemico è alle porte: la fine di marzo del 2010. Con la presenza continua nella vita pubblica che la politica impone, praticamente dodopomani.
Ciò che i precari della Regione avvertono sulla pelle – e denunciano esplicitamente, sebbene chiedano l’anonimato – è che l’appuntamento con le urne possa inquinare i meccanismi di selezione ancor più di quanto possa essere avvenuto in passato. Chi aspira a farsi eleggere, e già occupa un posto decisionale potrebbe cercare di sfruttare quella posizione per crearsi un bacino elettorale: lo dicono i precari, lo ribadiscono i sindacati.
Uno dei dipartimenti su cui l’attenzione dei sindacati è maggiore – dal punto di vista del rinnovo del contratto – è quello della Formazione. Alcuni servizi sono stati retti per anni grazie al lavoro dei precari. Ma si diffondono voci, che oggi molti accreditano come concrete, secondo cui i contratti in scadenza sono a rischio. La stranezza è che intanto, attraverso più di un canale, sulla Formazione si riversano altre persone, nuovi precari che prima o poi chiederanno conto della propria condizione. E i precari che da anni lavorano al dipartimento si chiedono: ci sostituiscono? In base a quali criteri?
Al dipartimento Formazione in questo momento si sono aperti – è la ricostruzione di diverse fonti – quattro canali (tre servono ad affidare il servizio di assistenza tecnica). Il primo è un bando di gara che ha visto prevalere un’associazione temporanea di imprese fra la lucana Meridiana Italia Srl e la napoletana Apri Italia Spa.
Poi c’è un invito a sette agenzie interinali perché presentino le proprie offerte (in ballo, 200.000 euro).
Ancora, una long list, aperta e già chiusa. E in realtà eliminata, a quanto pare: la long list sarebbe stata istituita con una determina dirigenziale che andava a modificare una delibera della giunta: atto improprio e come tale ritirato (anche, sembra, per evitare il giudizio del Tar, presso cui erano già stati presentati due ricorsi).
Infine, c’è una convenzione con il Formez per trasferire la competenza del settore dalla Regione alla Provincia.
Il criterio di selezione è il nodo centrale di tutta la materia. Fra gli stessi precari della Regione, tanti sono stati i modi attraverso cui sono entrati. C’è chi ha superato una selezione vera, chi è passato per selezioni formali (i cosiddetti “colloqui”, spesso scelte personali mascherate da parametri obiettivi), chi è entrato nelle cosiddette “long list” (elenchi di persone da cui si pesca con criteri misteriosi), chi ha partecipato a progetti.
I precari della Regione si trovano in una terra di mezzo fra chi è stato assunto con regolare concorso e i portaborse: i primi hanno passato il vaglio di una selezione con criteri uguali per tutti e il più bravo ha prevalso, i secondi lavorano con il tal politico perché questi li ha chiamati direttamente.
E’ ovvio che fra i precari ci sono persone in gamba e altre di meno, chi ha il santo in paradiso e chi non ce l’ha. Di certo, ci sono individui che per anni hanno mandato avanti interi uffici della Regione e oggi chiedono chiarezza e certezze. I quindici giorni che verranno – il periodo di Natale – non assicurano né l’una né le altre.
r.pezzano@luedi.it
(1. Continua)
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