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di FRANCO LARATTA
Quando passa la commozione, il lutto, l’angoscia per la morte di una persona cara, cosa rimane nei nostri ricordi? Il tempo, si sa, cancella ogni cosa, la memoria conserva pochi ricordi, la morte vince sulla vita. Soprattutto in un’ epoca come la nostra dove tutto ha il peso, la durata e il valore di uno “spot”. Di un uomo come Totò Acri, del politico e dell’amministratore, cosa rimarrà alla Calabria e ai calabresi? Oggi che tutti lo piangono e lo ricordano con affetto sincero, Acri viene vissuto come un politico serio e trasparente. Ma fra qualche mese, fra qualche anno, cosa rimarrà di quest’uomo onesto e competente che ha dedicato circa 30 anni della sua vita al servizio delle istituzioni calabresi? Credo sia giusto fare in modo che un uomo così straordinario, rigoroso, severo, trasparente diventi un esempio da imitare, un vero punto di riferimento per le nuove generazioni della Calabria che faranno politica ed hanno bisogno di valori, ideali e uomini ai quali guardare con ammirazione! Non è vero che la classe dirigente calabrese sia tutta marcia, corrotta e incapace E lo dimostra il fatto che qui ha vissuto e lavorato per tanti anni un uomo politico come il presidente Acri. E se c’era una cosa che faceva andare in bestia Acri era esattamente il considerare ‘tutti ladri, tutti uguali i politici”! Andava in escandescenze, si arrabbiava molto quando sentiva dire “tutti uguali voi politici”. Non lo accettava, e sosteneva che in Calabria – come nel resto del Paese-c’erano, e ci sono, tanti uomini politici onesti che fanno un duro lavoro e dedicano gran parte delle loro giornate ai cittadini. Uno di questo era proprio lui. Un’altra cosa che urtava molto Totò Acri-che aveva un carattere aperto ma anche forte e duro-era quel certo modo di fare politica incline al clientelismo. Non sapeva utilizzare la politica per fare favori, non accettava di fare piaceri e anche semplici raccomandazioni, tanto più se potevano portargli consensi e voti. Era del tutto incapace di approfittare del suo ruolo per trarne vantaggi per gli amici, gli elettori, i conoscenti. Era, su questo, molto severo, soprattutto con se stesso. Un altro aspetto della sua limpida personalità era l’amore per la Politica. Sì, quella con la P maiuscola, quella delle idee, degli ideali, dei progetti. Fino alla fine non ha mai smesso di dirsi “comunista”: per lui era un modo concreto per aiutare gli altri, per far crescere un’intera comunità, per rafforzare lo Stato. Ecco, comunista come “servitore austero e incorruttibile, sempre al servizio della gente”. Scrisse un grande papa, Paolo VI: «La politica è la più alta forma di carità». Con quella felice affermazione, Paolo VI sosteneva che la politica è un impegno, personale e anche di gruppo, a favore della collettività, un impegno duro, continuo, spesso non molto gratificante, un impegno che è frutto di una innata vocazione alla dedizione assoluta per gli altri, a costo di sacrifici personali. Ecco, il presidente Acri, comunista vero e onesto, ha finito per per agire come dovrebbe fare un cristiano in politica, nel senso e nel segno di quella vocazione politica tracciata da Paolo VI. E lui, lo posso affermare come testimone diretto, per la politica e per le istituzioni si è sempre speso senza alcun limite, ogni giorno dell’anno, rinunciando a tutto e tutti, pagando anche un caro prezzo a livello personale e per i suoi affetti più cari, che ha messo sempre in secondo ordine. E di questo, per la verità, ne soffriva. Acri, inoltre, aveva un altissimo senso delle istituzioni. L’ho sentito una volta gridare, in un bar della nostra San Giovanni in Fiore, contro qualcuno che doveva avergli detto qualcosa di inopportuno: « Voi mi potete fare anche a pezzi dal punto di vista personale, perché io non sono nessuno, ma se si tratta della Provincia non vi consento di pensare certe cose»! Ecco, Acri sindaco, presidente di Provincia, consigliere regionale amava, rispettava, difendeva le istituzioni. E anche questo deve essere un esempio da indicare alle nuove generazioni, in un momento in cui le istituzioni democratiche sono avvilite, calpestate, offese da una certa politica che le sfrutta, le strozza, le calpesta impunemente. Acri un esempio di onestà. Lo vorrei dire a tutti i ragazzi che guardano alla politica come totalmente corrotta. E vorrei che si sapesse che Totò Acri è rimasto onesto e pulito per tutta la sua carriera politica. Ha gestito miliardi in Provincia, per 10 anni come assessore e altri 10 come presidente; ha avuto per le mani migliaia di “opportunità”, ma non si è mai nemmeno lasciato sfiorare dal dubbio. L’ho conosciuto direttamente, sono stato per anni al suo fianco a San Giovanni in Fiore e poi in Provincia, ho sentito quello che diceva e cosa pensava. Ma aveva una fortissima allergia, quasi un senso di disgusto, per quei politici che fanno affari e sono inclini alla corruzione. Diceva di queste persone cose irripetibili. Totò Acri riposa nel cimitero di San Giovanni in Fiore, a pochissima distanza dalla tomba di don Luigi Nicoletti, una delle figure più rappresentative del cattolicesimo meridionale del ‘900. Uno dei fondatori del Partito Popolare e, caduto il fascismo, della Dc della quale fu segretario provinciale a Cosenza. Consigliere provinciale eletto a San Giovanni in Fiore e poi anche assessore provinciale (uno dei pochissimi preti italiani direttamente impegnati in politica e nelle istituzioni), giornalista, docente, scrittore. La politica la viveva come impegno e come servizio per le masse che allora soffrivano molto e non si sentivano rappresentate. Ha avuto coraggio, in un’epoca in cui per certe idee si finiva ammazzati. Il caso ha voluto che Totò Acri (che non ha una tomba di famiglia, e nemmeno un loculo, nel cimitero di San Giovanni in Fiore) sia stato sepolto di fronte alla tomba di don Luigi Nicoletti. Due uomini politici calabresi così distanti, così vicini, cosìi testardi, così onesti. Che hanno fatto, entrambi, della politica, una grande battaglia per la crescita e la promozione sociale delle popolazioni amministrate.
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