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di ANTONIO CORRADO
UN pannello bianco che fa da cornice a un lungo tavolo attorno al quale siedono (si fa per dire) cinque sagome di cartone, “presiedute” da un posto vuoto e affiancate dall’unico “attore in scena”: l’ex assessore comunale alle Attività produttive, Tito Di Maggio.
Non è una reinterpretazione della celebre commedia di Pirandello, ma il contro-comizio dell’ex amministratore, che ieri mattina al cinema Comunale, con toni ben più pacati, ma ugualmente incisivi, ha voluto dire ai cittadini ciò che una settimana prima non avevano potuto apprendere dalle parole dell’ex sindaco Nicolino Buccico. Non ha usato mezzi termini, l’imprenditore Di Maggio, perchè con l’aplomb che lo contraddistingue ha sferzato il suo ex alleato di governo, non lesinando complimenti anche ad alcuni suoi compagni di viaggio, vittime come lui di una personalità accentratrice e per certi versi autoreferenziale, «che si fa voler bene per la sua capacità affabulatoria -ha detto Di Maggio riferendosi a Buccico- ma non conosce mezzi termini quando perde le staffe».
L’ex assessore ha ripercorso per tappe tutto il suo cammino amministrativo, dal patto con le civiche, oggi definito da Buccico un «suicidio politico», a quanto di buono realizzato; ma anche a tutto ciò che non si è fatto per la controversa interpretazione dell’attività amministrativa del sindaco. La platea, in verità, non era particolarmente gremita, forse per il clima natalizio o per la concomitanza con un altro convegno politico di respiro regionale; in quinta fila l’ex vice sindaco, Saverio Acito, e poco più in là l’ex assessore alle Politiche sociali, Michele Plati. In fondo anche l’ex presidente della Provincia, Carmine Nigro, recentemente passato tra le fila dei rutelliani. «Buccico fa politica da tanti anni -ha detto Di Maggio nell’acme del suo garbato attacco- è un professionista eccellente, un oratore eccezionale, un uomo con sottile ironia e finissima capacità culturale, tutte doti su cui io facevo affidamento prima di scoprire che, però, egli non è idoneo a fare il sindaco della città».
Parole come pietre, che nascono da un’attenta osservazione dei fatti accaduti durante il suo primo anno di mandato in un dicastero delicato e cruciale. «Queste sagome -ha spiegato Di Maggio riferendosi ai cartoni che componevano il tavolo- rappresentano la Giunta comunale come avrebbe voluto averla Buccico. Mi sono accorto di questa tendenza già in fase di composizione dell’esecutivo, con l’esclusione di Maridemo Giammetta dalla presidenza del Consiglio e il mancato accoglimento di alte professionalità, come Amerigo Restucci, proposto per l’urbanistica e il considerare le civiche come un corpo a sè. Io sono rimasto al mio posto solo per le rassicurazioni di Acito, finchè alcune questioni di merito, hanno contribuito a rompere il rapporto di fiducia con un sindaco che crede nella morale del “dividi et impera”. Nel mio mandato sono riuscito solo ad approvare il regolamento per l’occupazione di suolo pubblico, mentre è rimasto al palo quello urbanistico, proprio perchè non piaceva al sindaco. Un grosso errore che la città sta pagando. Buccico sostiene di essere caduto sotto i colpi dei poteri forti, forse approvando il regolamento urbanistico avrebbe creato dei paletti entro cui muoversi. Oggi i gatti ci sono -ha detto parafrasando Buccico che si riferiva ai cittadini- ma i topi ballano lo stesso». Poi il bilancio del suo breve mandato: «Non rinnego nulla del passato, rifarei tutto, anche perchè al comune ci sono tante belle intelligenze che vengono offuscate da fannulloni, e il sindaco non è stato in grado di rivedere lo staff dei dirigenti ridotto a quattro. Gli unici obiettivi raggiunti sono stati il bando per l’igiene urbana e alcune opere pubbliche, seguite con molta attenzione da Acito, mentre la nettezza urbana ha funzionato solo grazie allo spirito di sacrificio dell’assessore Casino. Oggi in città c’è tanta cattiveria -ha concluso Di Maggio- bisogna recuperare il senso dello stare insieme per sfruttare le potenzialità esistenti e proiettarsi all’obiettivo del 2019, con uomini di buona volontà». Lui sarà tra questi? La disponibilità c’è.

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