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L’avvocato Claudia Conidi, legale di Francesco Fonti, il pentito di ‘ndrangheta che ha parlato delle «navi dei veleni», ha chiesto alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle ecomafie di ascoltare un altro pentito che ha riferito di essere a conoscenza di particolari sull’affondamento di navi cariche di rifiuti tossici e radioattivi nei mari italiani. Si tratta di Emilio Di Giovine, considerato dagli investigatori un boss della ‘ndrangheta di Milano, trafficante di armi e droga. «Tra l’altro – ha riferito l’avv. Conidi – proprio il giorno in cui ho chiesto la sua audizione alla Commissione, Di Giovine è stato investito da un’auto mentre attraversava la strada sulle strisce pedonali e si è salvato per poco. Un incidente sul quale non ho particolari, essendo avvenuto in località protetta, ma che ritengo essere solo una coincidenza». «Di Giovine – ha aggiunto il legale – ha parlato dell’affondamento di alcune navi con i magistrati della Dda di Milano nel 2004, quando ancora non era un mio assistito. Lo è diventato successivamente, quando la fase processuale era terminata. Il 25 settembre scorso, nel corso di un interrogatorio per un processo in Calabria, mi ha detto di essere a conoscenza di alcuni fatti relativi all’affondamento di navi perchè era fidanzato con la figlia di Theodor Cranendonk». Quest’ultimo, secondo i magistrati milanesi, è un trafficante di armi olandese. «Tra l’altro – ha aggiunto Claudia Conidi – il nome di Cranendonk lo ha fatto anche Fonti». «Ho pensato – ha aggiunto Claudia Conidi – che fosse il caso di proporre alla Commissione l’audizione di Di Giovine e, una ventina di giorni fa, ho scritto al presidente Gaetano Pecorella. Ancora, però non ho avuto risposta. Tra l’altro Di Giovine non è ancora in grado di presentarsi per i postumi dell’incidente. Anche la Dda di Reggio Calabria, che sta indagando sull’affondamento della nave Rigel, si è messa in contatto con me per sentire Di Giovine».
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