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di PINO SURIANO
Alle 7,45 il telefono di casa Falcone ha cominciato a squillare. «Mi scusi se disturbo a quest’ora», ha esordito una voce femminile dall’altro capo della cornetta.
Non disturbava affatto quello squillo. Anzi, Giovanni Falcone lo attendeva con trepidazione da troppo tempo. 982 giorni per la precisione. Tanti ne erano passati dalla fatidica notte del 9 marzo 2007, quella in cui suo figlio fu arrestato per possesso e spaccio di sostanze stupefacenti nello stato indiano dell’Himachal Pradesh.
La voce femminile era quella della dottoressa Carla Zuppetti, direttrice generale del Dipartimento per gli italiani all’estero e le politiche migratorie. La notizia era quella più attesa e sperata: l’assoluzione di Angelo.
Non più solo una speranza, ma finalmente una realtà, una certezza. Confermata dalla più autorevole delle fonti: il ministero degli Esteri. Eppure, nonostante questo, Giovanni Falcone è rimasto incredulo per qualche minuto. Troppo bello per essere vero.
A “svegliarlo” e convincerlo che non era un sogno sono arrivate altre due conferme. Prima quella degli avvocati di Angelo, poi quella della segreteria personale del ministro degli Affari Esteri Franco Frattini, impegnato in quel momento in un vertice con la Russia.
E’ partito, a quel punto, il suo giro di telefonate. La prima, naturalmente, alla sua ex moglie, la madre di Angelo. Poi a tutti gli altri amici.
Nel giro di pochi minuti l’assoluzione di Angelo era diventata una notizia. Prima per le strade del rione Convento di Rotondella, dove Giovanni vive da qualche anno. Poi sulle agenzie di stampa e sui siti internet. I primi a parlarne sono stati i Radicali Italiani, poi la Farnesina, per bocca del portavoce Maurizio Massari. Infine, dopo le 13, sono arrivate le parole di soddisfazione del ministro Franco Frattini: «Sono molto felice per i ragazzi Angelo Falcone e Simone Nobili, per i loro familiari, per la Farnesina. Un grazie anche alla sensibilità dimostrata dalle autorità indiane».
La battaglia è vinta. L’Alta Corte di Shimla ha assolto Angelo Falcone, Simone Nobili (l’amico piacentino arrestato con lui) e tutti gli altri imputati indiani coinvolti nella vicenda.
Il giudice avrebbe dato ragione, a quanto pare, alla tesi della difesa, secondo cui il tutto sarebbe stato ordito dalla polizia per estorcere denaro agli imputati. Totalmente ribaltata, perciò, la sentenza che nell’agosto del 2008 li aveva condannati a dieci anni di prigione. Erano state delicate e accese le ultime fasi del processo di appello, in cui la difesa era arrivata a contestare alla polizia la manomissione dei sacchetti in cui la droga sarebbe stata rinvenuta.
Resta da chiarire, a questo punto, se l’assoluzione porterà a una conseguente imputazione dei poliziotti che avrebbero mentito per estorcere denaro. Su questo aspetto, però, Giovanni Falcone non ha saputo fornire dettagli più certi.
Adesso cosa succederà ad Angelo e Simone? Secondo quanto ha comunicato papà Giovanni, non potranno tornare immediatamente in Italia. Dovranno passare almeno due giorni prima che possano mettere i piedi fuori dal carcere. Altre fasi burocratiche, in seguito, dovrebbero trattenerli sul suolo indiano per un paio di settimane.
Insomma, sono pochi i giorni che Angelo dovrà ancora trascorrere in quell’India che aveva più volte definito un “inferno”. Un luogo in cui aveva sofferto per oltre due anni una pena ingiusta, un luogo in cui, però, come lui stesso ha dichiarato, ha riscoperto la fede ed è diventato più uomo. «Prima non davo valore alle cose. Adesso ho capito quelle che contano davvero, adesso sono diverso», aveva detto in una recente intervista a una reporter dell’AdnKronos. Tutta l’Italia, e la Basilicata in particolare, saranno felice di riabbracciare il “nuovo” Angelo Falcone.
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