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di MASSIMO CLAUSI
Come fanno le catene della grande distribuzione ad offrire prezzi così bassi al pubblico? L’acquisto di elevate quantità di prodotti è una risposta, ma non l’unica. Ci sono grandi catene di distribuzione che spesso scaricano la riduzione dei margini di guadagno sugli imprenditori locali. A questo proposito è esemplificativa una sentenza emanata il 23 novembre scorso dalla Corte d’Appello di Roma nella lite che vedeva contrapposti la Punto Franchising da un lato e il gruppo Di Stefano dall’altro. La Punto Franchising è la società che si occupa della affiliazione degli imprenditori locali all’insegna Sma del gruppo Auchan. Il gruppo Di Stefano, difeso dallo Studio Grassi in Roma, invece gestiva ben 7 supermercati affiliati Sma.
Questo gruppo aveva più volte contestato gli eccessivi ribassi imposti, nel periodo 2002-2006, dall’affiliante in forza dei poteri di fissazione dei prezzi di approvvigionamento e vendita al dettaglio derivanti dal contratto di franchising. Per tutta risposta la Punto franchising aveva reagito tentando di incassare vecchi crediti maturati per forniture non pagate e da ultimo, aveva proposto istanza di fallimento verso il gruppo, rigettata sia dal Tribunale di Cassino e sia dalla Corte d’Appello di Roma.
In particolare la Corte d’Appello ha stabilito che per dichiarare il fallimento di un imprenditore deve esistere la prova certa dello stato di insolvenza di quest’ultimo e soprattutto l’irreversibilità dello stato di insolvenza. Anche in presenza di protesti per poco più di centomila euro, nel periodo relativo agli anni 2008 e 2009, a fronte di fatturati attivi della società, i giudici della Corte d’Appello escludevano «con assoluta certezza l’esistenza di uno stato irreversibile di insolvenza, potendosi invece affermare soltanto l’esistenza di una difficoltà attuale di pagare tempestivamente tutti i debiti contratti e, quindi, di uno stato di insolvenza privo del requisito della irreversibilità senza il quale non si può procedere alla dichiarazione di fallimento». Vi è di più. Alla richiesta di fallimento della Punto franchising, presentata oltre due anni fa, non si è aggiunto nessun’altro e questa è ulteriore conferma che il gruppo Di Stefano non vive uno stato di insolvenza. Fra l’altro l’esatto ammontare dei crediti vantati dal gruppo Sma verso Di Stefano non è chiaro perchè oggetto di una controversia dinanzi al tribunale di Milano. Così la corte d’Appello di Roma sottolinea come, in assenza della certezza del diritto di credito della Punto franchising non si può parlare di irreversibile insolvenza della controparte. Da qui il rigetto della richiesta e la condanna al pagamento delle spese di Punto franchising. Il problema è che questa situazione non è isolata. Negli ultimi cinque anni i punti vendita affiliati Sma sono passati da 1600 a 1200. Una simile vicenda riguarda anche un Gruppo calabrese, che gestiva 12 supermercati affiliati SMA e che ha parimenti subito pesanti contrazioni di margini di ricarico, con danni quantificabili in oltre 6 milioni di euro, e che sta anch’essa continuando le proprie azioni contro Punto Franchising ed il Gruppo SMA, e si appresta ad aprire nuovi scenari di confronto.

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