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Il nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Catanzaro, al termine di una prolungata attività investigativa svolta nel settore delle frodi ai danni dello Stato e dell’Unione Europea, ha eseguito un provvedimento del tribunale di Cosenza con il quale è stata disposta, tra l’altro, la confisca di beni per un valore complessivo stimato in circa 70 milioni di euro. Il tribunale – oltre ad infliggere complessivamente 84 anni di reclusione a 23 soggetti responsabili di truffa aggravata, ha disposto la confisca del complesso dei beni riconducibili ad attività commerciali in capo agli indagati; la confisca, per equivalente dei beni, anche personali, a qualsiasi titolo nella disponibilità degli imputati per un ammontare complessivo pari ai contributi illecitamente percepiti. La vicenda da cui sono scaturite le condanne emesse dal tribunale di Cosenza e la relativa confisca di beni riconducibili agli imputati condannati trae origine da una complessa ed articolata indagine svolta dal nucleo di polizia tributaria di Catanzaro nei confronti di 15 imprese aventi sede nella provincia di Cosenza e quasi tutte riconducibili ad un unico assetto proprietario, i cui esiti avevano permesso di rilevare l’indebita concessione di contributi pubblici per complessivi 81.271.749,00 euro, di cui 34.723.162,00 percepiti. In particolare, gli accertamenti eseguiti avevano consentito di rilevare condotte delittuose poste in essere dagli indagati al fine di documentare oneri di spesa in realtà mai sostenuti, ovvero in misura superiore a quella reale; dimostrare apporti di mezzi propri da parte dei soci in realtà mai effettivamente prodotti; destinare i contributi pubblici a finalità diverse da quelle per le quali erano state concesse dal ministero dello sviluppo economico; riciclare gli ingenti profitti illecitamente conseguiti. Questo aveva permesso di mettere in luce un progetto criminale di vasta portata, una vera e propria catena di attività fraudolente, poste in essere mediante l’utilizzo di fatture false e di altra documentazione ideologicamente non veritiera, che ha visto il coinvolgimento di amministratori di società beneficiarie, di funzionari di banca, di professionisti e consulenti, fra i quali anche il titolare di un importante studio cosentino, tutti oggetto di indagini (operazione «sparkling”), culminate, nel mese di febbraio scorso, con l’esecuzione, tra l’altro, di misure cautelari personali disposte nei confronti di 21 persone.
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