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di FABIO AMENDOLARA
POTENZA – La partita Potenza-Cosenza «la davano undici a uno». La fonte del Quotidiano parla lentamente. Sa che sono cose molto delicate. Questa volta, però, non si tratta di calcioscommesse: «E’ totonero». Quello gestito dalla mala. Il vecchio totonero. Con le «bollette» che girano tra gli scommettitori e con i picciotti che ritirano le giocate. Per ora è solo un’ipotesi investigativa, di competenza della procura antimafia. Non si tratterebbe di una partita truccata. Di certo è la partita del cortocircuito. Quello che ha portato Giuseppe Postiglione, 27 anni, il presidente ragazzino, a nascondersi prima del suo arresto per le partite truccate e il calcioscommesse. Non si preoccupò così quando gli fecero trovare una testa di porco sulla sua auto. Né quando sul cellulare gli arrivavano da un numero sconosciuto sinistri sms. E neanche quando trovò murales minacciosi davanti casa decise di sparire. Dopo la partita con il Cosenza, invece, Postiglione ha deciso di sparire davvero. Perché questa volta è dagli ambienti della mala che provengono le minacce. Perché Postiglione, dopo l’allontanamento del boss Antonio Cossidente (finito con lui in carcere con l’accusa di associazione a delinquere) che si era trasferito a Nola, si è ficcato in un altro brutto giro. C’è chi sostiene che – come svelato qualche settimana fa dal Quotidiano – uno degli uomini più vicini al boss Renato Martorano, che per gli investigatori è il massimo esponente della ’ndrangheta in Basilicata, dal giorno successivo alla partita con il Cosenza e fino al giorno dell’arresto, chiedeva del presidente. Lo cercava con insistenza, «per un conto aperto». Ne sanno qualcosa anche Pasquale Giuzio e Giuseppe Di Pasquale, gli uomini più vicini a Postiglione. I due hanno subito un pestaggio. Ma non hanno denunciato. I fatti sono accaduti tra la partita con il Marcianise e quella con il Cosenza. Un mese intenso. Con l’arrivo del nuovo tecnico Francesco Monaco e il suo esonero un mese dopo. E’ l’ultima settimana però quella che interessa agli investigatori della Digos, che conducono questa parte dell’inchiesta sul Potenza Sport club. Il magistrato è lo stesso: Francesco Basentini. In questo caso, però, Postiglione è parte offesa per le minacce subite dalla criminalità. Sembra che in procura stiano analizzando i movimenti di Postiglione i sette giorni che vanno dalla partita con il Cosenza alla sua dipartita. Lunedì 19 Postiglione è atteso allo stadio Viviani, ma non si presenta. E’ il giorno in cui compare lo striscione: «Scommettiamo che?». Martedì mattina, nel corso di una conferenza stampa, dichiara di essere stato minacciato e annuncia il suo disimpegno dalla società calcistica. Venerdì viene avvistato pubblicamente per l’ultima volta. Poi si nasconde in un luogo sicuro. Perché? E’ quello che stanno cercando di capire gli investigatori della Digos. E, soprattutto, si è ripetuto, nella partita con il Cosenza, l’inconveniente di Atalanta-Livorno? Anche in quel caso qualcosa andò storto. Il presidente ragazzino perse i cinque mila euro che aveva puntato sulla vittoria del Livorno che giocava fuori casa con l’Atalanta nel campionato di serie A 2007-2008. Vinse l’Atalanta grazie a un bel gol in pallonetto di Simone Padoin, che venne poi attaccato dai giocatori livornesi e con particolare veemenza dai gemelli Filippini. «Postiglione ci fece scommettere sul Livorno vincente», ha dichiarato durante il suo interrogatorio Antonio Lopiano, ex dirigente del Potenza, «ma non fini così e nel dopogara ci furono scintille tra le due squadre quasi come se qualcosa fosse saltato». Nell’estate del 2008 il procuratore federale Stefano Palazzi chiese sei punti di penalizzazione per la presunta combine e tre anni di squalifica per il capitano Giampaolo Bellini. La commissione disciplinare assolse il giocatore nerazzurro e la società, che poté iniziare il campionato senza alcuna penalizzazione. «Emerge la prova di una forte aspettativa dei calciatori del Livorno», si legge nella motivazione della sentenza, «impegnati allo spasimo per evitare la retrocessione alla propria squadra, ad un atteggiamento remissivo da parte degli avversari dell’Atalanta ormai salvi, fondata su quell’aberrante convinzione di poter pretendere dall’antagonista disinteressato alla classifica un comportamento compiacente; in quell’accezione di ridotto impegno assolutamente incompatibile – duole ancora una volta doverlo ribadire – con i doveri del tesserato e che svuota di qualunque significato (legittimo) l’essenza stessa della competizione sportiva. Aspettativa tradita appunto dall’inattesa motivazione agonistica dell’avversario e che ha generato i comportamenti ricostruiti e descritti nel deferimento. Non emerge invece la prova con altrettanta certezza di accordi tra i due capitani delle squadre, David Balleri ed appunto Bellini, intesi a predeterminare i risultati delle gare del girone di andata e di ritorno». Che Postiglione si trovi in uno strano giro è provato. Scrivono i carabinieri del capitano Antonio Milone: «L’aspetto prettamente sportivo, analizzato durante tutte le indagini ha forse presentato profili maggiormente inquietanti, considerando il fatto che è stata sostanzialmente provata l’idea di un calcio professionistico completamente alterato da logiche delinquenziali e da interessi inquinati». E ancora: «Perno centrale e leva determinante dell’imbroglio calcistico è l’illecita mediazione di Luca Evangelisti (alias Capa di bomba ndr), consulente sportivo del Taranto calco sino al novembre del 2007 e di fatto passato nel gennaio del 2008 al Martina Franca». Il pm Basentini, invece, annota: «Esistono nel panorama del calcio professionistico ambiti e spazi in cui staff tecnici e dirigenti sportivi delle società di calcio si dedichino a obiettivi illeciti, certamente slegati dalla dinamica delle leggi sportive, conseguiti attraverso l’alterazione e il condizionamento del risultato sportivo, al fine di orientare l’andamento di un campionato e della corrispondente classifica. Cosa ancora più grave è che questa logica delinquenziale venga applicata anche al fine di influenzare il gioco delle scotesse sportive per conseguire facili e indebiti guadagni».
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