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Diciassette condanne, a pene comprese tra i 16 ed i 2 anni di reclusione, sono state richieste oggi dal pubblico ministero antimafia di Catanzaro, Gerardo Dominijanni, nei confronti di altrettanti imputati nell’ennesimo troncone della maxi operazione antimafia battezzata «Tabula rasa», con cui la Polizia di Stato e la Dda di Catanzaro aggredirono le più note famiglie criminali di Lamezia Terme, ricostruendo la guerra di ‘ndrangheta di cui furono protagoniste. Dopo la requisitoria del pm la parola è passata all’avvocato Francesco Gambardella, difensore di sette imputati, per una lunghissima arringa che si è conclusa con le richieste di assoluzione. Poi il giudice dell’udienza preliminare distrettuale, Assunta Maiore, che sta celebrando i giudizi abbreviati, ha rinviato al 4 dicembre per le ultime discussioni dei difensori (tra gli avvocati impegnati Lucio Canzoniere, Giuseppe Spinelli, Pino Zofrea) e la sentenza. Nel corso dell’udienza il gup ha anche emesso una sentenza di non luogo a procedere per morte del reo nei confronti di Bruno Cittadino, la diciottesima persona per la quale era stato chiesto l’abbreviato. Per gli altri le richieste del pm sono state: 10 anni di reclusione per Giorgio Barresi; 2 anni e 600 euro di multa per il collaboratore di giustizia Domenico Caligiuri; 12 anni per Domenico Cannizzaro; 10 anni per Francesco Cannizzaro; 10 anni per Giovanni Cannizzaro; 8 anni per Aurelio Ciliberti; 6 anni per Antonio Francesco De Biase;10 anni per Bruno Gagliardi; 10 anni per Vincenzo Giampà; 16 anni per Francesco Iannazzo; 16 anni per Vincenzino Iannazzo; 6 anni per Davide Orlando; 6 anni per Francesco Orlando; 6 anni per Domenico Scerbo; 10 anni per Vincenzo Malarico; 6 anni per Alessandro Torcasio; 10 anni Vincenzo Torcasio.
L’operazione «Tabula rasa» risale al lontano dicembre del 2002, e fu portata a termine per la notifica di 61 avvisi di garanzia e 58 ordini di custodia cautelare. Nel corso del tempo, in aula, il procedimento penale scaturito dall’inchiesta fu spezzettato in varie tranche (alcune delle quali sono già arrivate in Corte d’appello ed anche in Cassazione), e adesso, a distanza di ben sette anni da quell’operazione, altri venti indagati erano stati chiamati dal sostituto procuratore della Dda Dominijanni, titolare dell’inchiesta, a rispondere di concorso in associazione di stampo mafioso. Per due di loro, Emilio Gualtieri e Antonio Trovato, lo scorso 22 ottobre la vicenda giudiziaria si è chiusa con un proscioglimento da tutte le accuse.

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